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La Blockchain per lo sviluppo delle imprese italiane a servizio della Difesa. Intervista a William Nonnis

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Nelle reti di criptovaluta, lo sforzo computazionale richiesto per convalidare le transazioni genera monete come ricompensa. La tecnologia che rende possibile questo sistema decentralizzato è chiamata Blockchain.

Un database distribuito tra i partecipanti di una rete e i cui componenti operano e sono modificati in maniera indipendente. Inizialmente, le blockchain sono state concepite dagli sviluppatori di bitcoin come un modo per facilitare le transazioni P2P senza l’intervento di un intermediario e il modello si è rivelato un successo.

La trasparenza fornita dalle blockchain è un’arma potente e un modo utile per garantire che i dati degli utenti siano corretti e trasmessi in modo sicuro, salvaguardando l’integrità dei dati.

Dinamiche che sono utili anche nell’ambito della Difesa, con le innumerevoli opportunità che possono essere generate per gli imprenditori.

Nel tentativo di approfondire tale rapporto intervistiamo William Nonnis, Full Stack & Blockchain Developer del Ministero della Difesa, nonché membro dello staff tecnico di Italian Open Lab per lo studio, progettazione e sviluppo su Blockchain, AI, IoT e Applicazioni WEB. Norris è anche membro del Focus Group UNINFO (CEN/CENELEC) Blockchain DLT e del Consiglio Nazionale di Italia4Blockchain, nonché responsabile del Comitato Tecnico della Associazione EvoDigitale (che si occupa di ricerca, didattica e formazione) e responsabile del Comitato Tecnico di Biotai che si occupa studio, progettazione e sviluppo su Blockchain, IoT AI.

Cosa sono e cosa rappresentano le reti di criptovaluta e come possono migliorare la nostra quotidianità?

Le criptovalute possono essere sia utilizzate come reali monete per gli acquisti, sia essere convertite in esse (le valute FIAT), sia, ancora, essere utilizzate come investimenti di asset in trading online (Broken). L’avvento delle criptovalute ha rivoluzionato il settore finanziario che le adopera, perché in esso non hanno più potere le banche o i governi, ma in maniera equiparata, tutti gli utenti che appartengono a quel sistema e ne assumono diritti decisionali.

A tal proposito, si sta intervenendo e correggendo il percorso intrapreso dal Bitcoin, che con il tempo si è allontanato dal presupposto essenziale delle criptovalute, che si basano sulla decentralizzazione, creando dei mining pool, ossia dei monopoli, costosi e difficili da utilizzare per tutti gli utenti, con società che stanno concentrandosi nei paesi dell’ Est Europa, dove è molto meno esosa la corrente elettrica, di cui il sistema necessita, in gran quantità, per funzionare correttamente.

Cosa rappresentano le reti di criptovaluta?

Tali reti rappresentano un vero e proprio network di computer, che nel sistema criptovalute sono chiamati nodi. Le caratteristiche fondanti, le monete digitali sono: innanzitutto il sistema decentralizzato che, come già spiegato, elimina l’accentramento di una banca che si occupa di “stampare” il denaro, controllarne il flusso, e così via, come da sempre accade per le valute fisiche; l’anonimato, perché negli scambi che avvengono tra utenti, anche per acquisti e vendite, si può restare in regime di anonimia; produzione limitata di monete, per la maggior parte delle specie di criptovalute, per evitare l’inflazione ed aumentare il loro valore.

(Per il Bitcoin ad esempio è di 21 milioni. di unità). Sicurezza: le transazioni che avvengono con le criptovalute sono attendibili, affidabili e protette al massimo, grazie al protocollo che viene utilizzato; natura telematica, perché non essendo fisicamente stampate o coniate, le criptovalute viaggiano esclusivamente in rete per eseguire transazioni.

E seppure questo è il loro tratto peculiare, con il tempo stanno divenendo anche mezzo di pagamento nei negozi fisici, o uno strumento per cambiare e prelevare denaro contante (si pensi agli ATM).

Anche per questo le criptovalute sono contenute in portafogli elettronici, definiti wallet, che corrispondono ai nostri portafogli tradizionali.

Ma vediamo meglio nel dettaglio il loro funzionamento: Le criptovalute nascono da un’operazione chiamata mining, termine che nella sua accezione completa, gold mining, si rifà all’attività di estrazione dell’oro.

In poche parole, il mining rappresenta la procedura di verifica di elaboratissimi calcoli che i computer effettuano, monitorati dai “minatori”. Ultimato il processo di verifica di un blocco, tali minatori ricevono come compenso una somma, data per una parte dai contributi versati per effettuare le transazioni e per altra parte data dalla creazione di nuova moneta.

La Prima soluzione per il mining partendo dal principio che tutti possiamo fare l’attività di mining è libera, il che significa che chiunque può fare mining in prima persona, ovvero sfruttando il proprio hardware.

La seconda soluzione, che rappresenta di fatto una via di mezzo, consiste nel mettere a disposizione la propria potenza di calcolo tramite una mining pool. In pratica si raggiunge la potenza richiesta, non attraverso un solo computer, ma raccogliendo quella messa a disposizione da un gran numero di dispositivi.

L’ultima vera soluzione è infine rappresentata dalla possibilità di affittare potenza di calcolo tramite il Clound Mining.

In pratica, esistono dei siti che mettono a disposizione dei pacchetti da acquistare in cambio di un ritorno economico nel giro di un tempo prestabilito.

Le criptovalute come possono migliorare la nostra quotidianità?

Sicuramente rendendo più semplice e trasparente il sistema di transazioni nei servizi e per le operazioni che utilizziamo di routine.

Lei ha descritto di volere un modello pubblico di Blockchain con relativa economia circolare. Possiamo approfondire?

Per chi segue la strada tracciata da Satoshi Nakamoto, builder del protocollo Blockchain, è insito ed ovvio concepire tale tecnologia solo come pubblica, poiché i suoi aspetti fondanti, così come descritti nel white paper, sono totalmente agli antipodi rispetto alle Blockchain private.

Essenziale, nella blockchain pubblica (o Permissionless) è l’accessibilità a chiunque e la decentralizzazione, vale a dire la mancanza di una struttura piramidale con all’apice un’autorità massima preposta al controllo. Con la decentralizzazione si garantisce inequivocabilmente la distribuzione del dato, la sua immutabilità e resistenza alla manomissione.

Cruciale è questa differenza, che offre totale chiarezza e trasparenza all’utente, ponendolo così al centro di un epocale cambio di paradigma culturale-sociale, in cui il concetto fondamentale di “trust” (fiducia nelle transazioni ed interscambi), trasformerà in toto i rapporti socio-economici della generazione attuale, ma soprattutto di quella futura.

Per quanto riguarda la realtà del nostro paese, la sfida al cambiamento è più complessa che altrove, perché in Italia le resistenze all’innovazione sono dettate da tradizioni ed abitudini radicatissime, difficili da modificare.

Con l’estremo impegno, però, degli addetti ai lavori, e con una capillare divulgazione della materia, così come stiamo facendo, ritengo che in un futuro abbastanza prossimo, l’Italia possa divenire finalmente competitiva culturalmente nel settore del digitale e ridurre il gap che la separa dal resto del mondo tecnologizzato.

In che modo la cybersecurity e la governance sono coinvolte nello sviluppo della AI?

La sicurezza in rete e la Blockchain di governance hanno assoluta necessità dello sviluppo e di un utilizzo massivo della AI, ma anche dell’IoT, tanto che si stima un utilizzo, entro il 2020, di 20,4 miliardi di dispositivi IoT, che genereranno oltre 14 zettabyte (1 triliardo di byte) di dati ogni anno.

L’ AI (Intelligenza Artificiale) è in grado di processare ed elaborare i dati con successo, per ricavarne preziose informazioni, ed è quindi un validissimo supporto all’ IoT (Internet of Things), mentre il Machine Learning è un ramo secondario di Al che ha un enorme potenziale per rilevare i modelli e le anomalie nei dati generati dai sensori intelligenti.

Data l’enorme portata di dati che vengono veicolati con l’Intelligenza Artificiale, essa sempre più diviene strumento per strategie e tecniche di difesa, poiché permette sia l’individuazione di minacce che l’attuazione di tecniche di difesa.

Ne è validissimo esempio il modello di sicurezza organizzato dai SOC (Security Operations Center), in cui l’Intelligenza Artificiale è utilizzata come importante e sostanziale supporto all’intelligenza umana, per l’individuazione delle minacce che possono essere elaborate in rete e per il conseguente contrasto e annientamento, con strategie sofisticate, alle stesse.

Quali progetti sono in fase di sviluppo presso il Ministero della Difesa in rapporto alla tecnologia blockchain?

Non solo in Italia, ma anche in numerosi paesi stranieri, le novità tecnologiche, prima di divenire di uso comune per la popolazione, vengono studiate, monitorate e valutate dal Ministero della Difesa, al fine di garantirne la sicurezza in virtù, poi, di un loro utilizzo consistente.

Per tale motivo e prevedendo le radicali trasformazioni sulla società, che la Blockchain apporterà presto, il Ministero della Difesa del nostro paese è in prima linea nello studio e nello sviluppo di tale protocollo già dal 2013 quando, con la nascita della Struttura di Progetto Energia, si è aperto uno studio sull’interscambio energetico tra edifici (utilizzando sia fonti rinnovabili che l’efficientamento energetico).

L’utilizzo della Blockchain nel settore dell’energia, pone al centro del suo studio la sicurezza del dato, ambito verso il quale la Difesa, ovviamente, è particolarmente attenta e, contemporaneamente, l’impatto delle infrastrutture critiche.

Nel caso specifico di questo studio, affinché le prerogative vantaggiose della Blockchain, possano essere sfruttate appieno, si dovrebbe intervenire sulla normativa vigente, che non consente ancora l’interscambio energetico tra parti, siano esse Cittadino-Cittadino o Cittadino-Azienda, come è invece già in uso in Australia e Canada.

Per questo è necessario un provvedimento governativo che cambi la regolamentazione, mentre la Difesa si occupa di studiare a fondo il protocollo Blockchain e di risolvere le eventuali criticità di infrastrutture e sicurezza.

Attualmente, quali sono le concrete opportunità per gli imprenditori interessati al settore e i lavori del futuro?

Ad oggi l’imprenditoria italiana si sta affacciando in maniera cauta alla Blockchain ma, io ritengo che, nel momento in cui saranno ben divulgate e comprese le innumerevoli opportunità e vantaggi legati al suo utilizzo (come la filiera dell’Agrifood; le migliorie dei processi aziendali; il conseguimento della massima trasparenza e fiducia tra le parti; una forte diminuzione dei costi sui servizi data dalla disintermediazione), si scioglierà ogni riserva in merito.

Per le occupazioni del futuro, le figure professionali di cui già c’è necessità riguardano l’ambito della Cyber Security, e di Al , l’intelligenza artificiale, ma soprattutto è l’alta competenza dello sviluppatore blockchain, ad essere la più richiesta.

Infatti, i colossi del settore media come Google o Microsoft destinano grossi ingaggi, pari ad esempio ai 450/500 dollari l’ora a tali, ricercati professionisti specializzati.

Per cui, per gli sviluppatori di oggi ed anche per quelli che lo diventeranno domani questa professione rappresenta un’ottima opportunità professionale. Le enormi novità che la tecnologia blockchain sta apportando, hanno anche necessità di nuove figure professionali, dette “ibride”, perché investono e mescolano insieme materie prima assolutamente distanti tra loro.

Così ora il diritto, l’economia e la giurisprudenza intersecano la tecnologia, il che richiede competenze specifiche per le quali il professionista ibrido deve sapersi distinguere.

Fondamentale, in questo quadro professionale, è, inoltre, la capacità comunicativa che questo specialista deve possedere. Infatti nella sua attività di mediatore in più ambiti e di divulgatore delle peculiarità della Blockchain, egli dovrà sapere interfacciarsi con i diversi interlocutori con varie modalità, adatte e specifiche al momento, alla situazione e alle persone.

Questo lato, che svela la parte più umana ed empatica del professionista, che si ritrova a stretto contatto con tipologie diverse di persone, proprio come me che nei corsi di formazione, nei roadshow e nei workshop, incontro tanta gente, è il lato emozionale di un lavoro prettamente tecnico.

Ciò offre la possibilità di testare sul campo il grande studio effettuato a priori ed è proprio tra la gente, a cui il mio lavoro è totalmente dedicato, che esso trova la sua più grande soddisfazione.

E’ con l’intento, infatti, di migliorare la qualità di vita di ogni individuo nella sua quotidianità, che mi accingo a sviluppare nuove idee e progetti, mettendo sempre al centro di ogni mia ricerca il suo benessere.

Per questo il mio impegno costante è quello di sviluppare una tecnologia amica, pulita e trasparente, che accompagni l’uomo verso un “buon futuro”, con un cambio di paradigma socio-culturale, di cui la fiducia reciproca tra individui sia colonna portante.

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