Brutte notizie giungono dalle statistiche europee in rapporto alla formazione universitaria e al numero dei laureati nella nostra Penisola. Eurostat rende noto gli ultimi dati riferiti al 2019 evidenziando che l’Italia si conferma penultima in Europa per numero di laureati: soltanto il 27,6% dei giovani tra i 30 e 34 anni ha completato gli studi universitari, contro il 40,3% della media dell’Unione Europea.
Mentre gli Stati membri hanno nel loro complesso centrato l’obiettivo della strategia Europa 2020 del 40% di giovani laureati, l’Italia, pur avendo raggiunto il suo obiettivo nazionale fissato al 26%, resta molto indietro. Peggio ha fatto solamente la Romania, con il 25,8% di giovani che hanno terminato l’istruzione terziaria. Gli Stati membri con più laureati invece sono Cipro (58,8%), la Lituania (57,8%) e il Lussemburgo (56,2%).
Per quanto riguarda gli abbandoni scolastici, l’Italia è ancora tra i fanalini di coda Ue, dove la media è del 10,2%, insieme a Spagna (17,3%) e Romania (15,3%). Più propensi a completare gli studi obbligatori sono invece i ragazzi croati, lituani e greci, con un tasso di abbandono molto basso: rispettivamente al 3%, 4% e 4,1%. Come sta evidenziando anche la crisi da coronavirus, il nostro paese non riesce a soddisfare un’ istruzione adatta alle logiche universitarie contemporanee, così come risulta estremamente debole il rapporto con il digitale e la tecnologica da applicare in ambito accademico. Esempio interessante da imitare è quello della Finlandia. Gli ottimi risultati raggiunti nei test OCSE-PISA, ma anche l’Education Index pubblicato dall’ONU, la pongono infatti ai vertici, per sistema educativo, non solo in Europa ma in tutto il mondo. In primo luogo, la selezione del personale docente è molto severa: per insegnare, in ogni ordine di scuola, bisogna essere laureati, ma anche aver conseguito ottimi voti alle superiori e superare parecchi test. In generale, solo il 10% circa degli aspiranti insegnanti viene assunto, cosa che fa sì che la preparazione dei docenti sia molto alta e che il loro status sociale sia elevato; ovviamente anche i salari sono, di conseguenza, al di sopra della media europea. Di estrema eccellenza è anche il sistema educativo dell’Estonia, che, secondo i dati dell’OCSE-PISA, si pone al secondo posto in Europa per risultati, grazie a un punteggio complessivo elevato, con ottime performance in tutte le discipline e soprattutto nell’area scientifica.
Al centro del percorso educativo estone ci sono i curricula basati sulle competenze: l’idea è infatti quella di passare da un’educazione organizzata attorno al docente ad un’educazione organizzata invece attorno all’alunno. Per questo motivo, discipline che sono tradizionalmente disgiunte possono essere insegnate assieme, in modo da un lato da formare lo studente all’interdisciplinarietà, dall’altro a spingere soprattutto sul versante pratico e creativo più che non su quello puramente conoscitivo.
Una svolta nel nostro paese può avvenire con la formazione online e con l’innovazione tecnologica. A seguito dell’emergenza sanitaria, sono molte le strutture che hanno avviato molteplici attività di sostegno all’insegnamento a distanza. La principale misura attivata è la creazione del gruppo “SOS didattica a distanza”, finalizzato a favorire lo scambio di esperienze per una migliore riorganizzazione dell’insegnamento. La piattaforma eTwinning Italia ha inoltre messo a disposizione di tutto il personale didattico una serie di incontri online moderati da esperti al fine di fornire ulteriore supporto alla didattica a distanza. Una formazione continua per studenti ed insegnanti che in periodo di “normalità” non veniva attuata. Digitalizzazione e imitazione dei migliori modelli europei potrebbero innescare un meccanismo favorevole anche per la formazione universitaria della nostra Penisola.