La Brexit e l’accordo raggiunto con le istituzioni europee ha scongiurato l’ipotesi di assistere all’imposizione di dazi doganali del 10% sulle automobili, evitando all’intero comparto automobilistico una perdita di 110 miliardi di euro in cinque anni. Tuttavia, il comparto automotive deve essere analizzato con la dovuta attenzione perché numerose sono le novità che riguardano le aziende interessante al mercato britannico e al settore specifico. Una delle conseguenze più pesanti dovute alla Brexit è riferita alla delocalizzazione della produzione da parte di molte case automobilistiche.
La Jaguar Land Rover ha investito in Slovacchia per trasferire una parte della produzione con la perdita di migliaia di posti di lavoro, la casa automobilistica Honda ha già deciso di chiudere lo stabilimento di Swindon perdendo così 3.500 posti di lavoro e la Nissan ha rinunciato alla produzione di un nuovo modello oltre a spostarne quella di un altro. Non dimentichiamo anche la notissima BMW, che ha posticipato i progetti di adeguamento dell’impianto MINI per avviare le procedure di trasferimento del comparto dedicato all’assemblaggio in Germania o in Cina.
Non appena terminato il periodo di transizione di un anno, tutte le case automobilistiche avranno, difatti, l’obbligo di presentare tutta la documentazione che attesti la provenienza britannica, o comunque comunitaria, del 55% dei componenti di ciascun veicolo a propulsione tradizionale. Una piccola differenza riguarderà i veicoli elettrici che, a seguito della provenienza inevitabilmente asiatica delle batterie, vede la soglia stabilirsi al 40%. Non è da escludere però che tale limite possa in futuro aumentare lentamente.
Un aumento dei costi in un momento inevitabilmente fondamentale per le aziende e le imprese, alle prese con ottimizzazioni e conseguenti investimenti che puntano all’espansione della nuova mobilità elettrica e sostenibile e alle nuove dinamiche industriali e commerciali frutto delle conseguenze della pandemia sanitaria. Grossisti e aziende si stanno accaparrando il più possibile le merci e i beni provenienti dalle aziende europee per evitare di sottostare al nuovo iter burocratico che prevede che qualsiasi importazione richieda una specifica dichiarazione doganale e di pagare le tariffe doganali che sono entrate in vigore dal primo gennaio del 2021. L’elevata domanda di container degli ultimi mesi ha messo a dura prova anche il comporto dell’automotive, dell’export di auto nel mondo e l’intero sistema della logistica del Paese. Questa potrebbe essere una vera sfida per gli inglesi i cui tre quarti dei pezzi di ricambio provengono dall’Unione Europea e dalla Turchia.
Un’auto tedesca prodotta con il 20% di parti provenienti dalla Germania, al 20% in Francia e al 15% in Spagna, raggiunge il 55% previsto del valore locale. Un produttore che non rispetti la regola dell’origine potrebbe vedere le sue auto tassate al 10% e le parti di ricambio al 5%’. Novità sostanziali nel mondo dell’automotive tra il Regno Unito e il continente europeo. Inoltre, l’industria automobilistica britannica dovrà anche concentrarsi sul ripristino della fiducia degli investitori e delle Case madri.
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