L’Europa e il Portogallo provano ad incidere con forza sulle problematiche ambientali e in particolare sulla tutela degli oceani e della blue economy.
Preziose opportunità per imprimere un’accelerazione all’impegno globale, come la prossima COP26 sul clima, la conferenza degli Stati sulla biodiversità e la conferenza sugli oceani di Lisbona, ma la situazione appare molto complicata. Per quanto riguarda la tutela degli oceani e il protagonismo del Portogallo, ricordiamo che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 73/292 ha deciso di convocare la Conferenza delle Nazioni Unite del 2020 con l’obiettivo di sostenere l’attuazione dello sviluppo sostenibile numero 14: tutelare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile. Il tema generale della conferenza è indicato nel titolo: “Accrescere l’azione oceanica incentrata su scienza e innovazione per l’attuazione dell’obiettivo 14: bilancio, partenariati e soluzioni“.
L’obiettivo dei lavori sarà il lancio di una dichiarazione intergovernativa concordata, incentrata e valorizzata al meglio, basata sulla scienza e sui settori di azione innovativi a sostegno dell’attuazione dell’obiettivo 14 dell’Agenda 20-30 delle Nazioni Unite.
Anche grazie all’oceano si può catturare e bloccare efficacemente CO2 intrappolandola in suoli ad alto contenuto di carbonio.
Le tecniche di fertilizzazione oceanica prevedono di distribuire sulla superficie degli oceani delle sostanze che stimolino lo sviluppo di fitoplancton: la parte vegetale dei microorganismi che popolano le superfici oceaniche. La loro crescita è limitata principalmente dalla scarsità di ferro nelle acque. Per questo, se si sparge ferro finemente suddiviso sulla superficie, si stimola la crescita del fitoplancton, che usa la CO2 atmosferica e il Sole per moltiplicarsi. Il fitoplancton è alla base della catena alimentare marina e viene mangiato dallo zooplancton e da organismi sempre più grossi e il gioco è fatto: abbiamo messo in produzione interi oceani per la cattura intensiva della anidride carbonica che viene ricircolata nell’ecosistema più rapidamente di prima e non ha più tempo per andare a fare danni in atmosfera. In base alla concentrazione di nutrienti nei vari oceani, si può aggiungere al ferro anche un mix di altri nutrienti, come il fosforo oppure l’azoto, sotto forma di urea.
Ricordiamo che il Portogallo ha un legame molto forte con l’Atlantico, sia per quel che riguarda l’economia sia per quanto riguarda la valorizzazione turistica e la ricerca scientifica legata al mare.
Questo oceano, inoltre, ha delle caratteristiche che lo rendono una delle acque più ricche per la talassoterapia. È una fonte di elementi vitali e ha una composizione simile a quella del plasma umano, per cui ha un effetto benefico sul benessere fisico e mentale. Fra i suoi oligoelementi ci sono, fra gli altri sali minerali essenziali per il corpo, il magnesio, lo iodio, il litio, lo zinco, il rame, il selenio e il calcio.
L’utilizzazione associata di acqua, aria marina e altre sostanze estratte dal mare come le alghe, la sabbia e i fanghi ha un effetto corroborante. Le terapie più abituali sono quelle contro la stanchezza e lo stress, o per la convalescenza e il ristabilimento, ma ve ne sono molte altre e se ne trova sempre una adatta a ogni esigenza. Esistono centri dotati di attrezzature moderne e specialistiche in varie regioni come a Porto e nel Nord, nel Centro de Portugal, a Lisbona, Algarve e le isole di Madeira oppure le strutture di Porto Santo.
La valorizzazione delle potenzialità dell’Oceano e nuove prospettive di lavoro legate alla tutela e alla ricerca scientifica. Ricerca e tutela nel rispetto della sostenibilità ambientale. Tematiche che saranno al centro della prossima Conferenza Internazionale sugli Oceani di Lisbona e che risultano sempre più importanti per l’economia del Portogallo.