L’emergenza pandemica da coronavirus ridisegna il ruolo e la funzione delle nostre città. Quelle più grandi necessitano di ripensare al proprio tessuto urbano divenendo pericolose per gli agglomerati, l’inquinamento e la gestione dei rifiuti. In un contesto sociale dove gli assembramenti sembrano divenire “illegali”, le grandi città necessitano di trovare un nuovo modello che sia smart, ecocompatibile e più adatto alla vita, e non alla sopravvivenza, degli uomini.
La smart city è una città intelligente 4.0 che gestisce le risorse in modo “smart”, mirando a diventare economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente, ed è attenta alla qualità della vita e ai bisogni dei propri cittadini. Una città intelligente, che sa stare al passo con le innovazioni e con la rivoluzione digitale. Smart city significa allargare e implementare le connessioni wi-fi nei luoghi più disparati, sviluppare infrastrutture “intelligenti”, strade percorse da auto a guida autonoma, incroci regolati da semafori intelligenti, un alto livello di tecnologia high-tech e digitalizzazione dell’apparato burocratico.
Città sostenibili in cui gli oggetti si scambiano informazioni tra di loro, o dove gli impianti di illuminazione sono in grado di riprodurre la luce del giorno. Ma anche dove è possibile produrre alimenti in maniera innovativa e praticare una mobilità sostenibile fatta di bike sharing, car sharing e auto ibride o elettriche. Secondo le statistiche di Eurostat, oggi il 75 per cento della popolazione europea vive nelle città. Un dato destinato a crescere anche a livello mondiale. Stando ai rapporti delle Nazioni Unite, entro il 2050 il 70 per cento della popolazione globale vivrà in città.
Allo stesso tempo, e pur occupando uno spazio al 2-3 per cento del totale terre emerse, per via di questa concentrazione di persone e attività, le città sono responsabili del 70 per cento delle emissioni di anidride carbonica e sostanze inquinanti nonché di un’importante consumo energetico e hanno quindi un forte impatto sui cambiamenti climatici. Per questo motivo, il modello di smart-city contemporaneo deve svilupparsi accanto agli obiettivi di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale, inseguendo gli obiettivi che sono chiaramente espressi nell’Agenda 2030.
La smart city di oggi, nella definizione dell’Osservatorio Nazionale Smart City, è un sistema urbano integrato, capace di adattarsi ai bisogni degli utenti, che si serve degli strumenti ITC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) per supportare la gestione e l’erogazione dei servizi pubblici, utilizzando informazioni provenienti dai vari ambiti in tempo reale per una maggiore efficienza. Sul fronte della mobilità, l’Italia guarda con favore ai trend internazionali e alle nuove logiche adottate oltreconfine: veicoli a zero emissioni sostituiranno quelli a combustibile fossile, le auto a guida autonoma trasformeranno gli spostamenti in tempo libero, l’uso avanzato dei dati cambierà il modo in cui i servizi di mobilità saranno pensati, programmati e offerti ai clienti. Secondo la Commissione europea, per essere considerata smart una città deve sfruttare le nuove tecnologie per utilizzare al meglio le risorse e ridurre le emissioni, ma non solo. Deve sviluppare reti di trasporto urbano sostenibili, sistemi di approvvigionamento idrico e smaltimento dei rifiuti efficaci, soluzioni per l’illuminazione e il riscaldamento più efficienti. Deve avere un’amministrazione cittadina interattiva, spazi pubblici più sicuri ed essere in grado di soddisfare le necessità di una popolazione che invecchia.