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L’export del sud da rilanciare con la logistica marittima

Per attualizzare il sistema della logistica marittima è doveroso interrogarsi sulle opportunità dell'innovazione per i porti italiani.

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La logistica marittima diviene sempre più importante per l’export dei prodotti meridionali. Al contrario del trasporto terrestre, gli alti costi dei vettori oceanici stanno mettendo in difficoltà l’economia del Meridione, che esporta pasta e pomodoro. L’agroalimentare, per esempio, una delle principali produzioni industriali del Meridione d’Italia, il fulcro del “made in italy“, viene movimentato per essere esportato all’estero. Un fattore evidente nel semplice fatto che i prodotti italiani sono imitati con etichette che ne richiamano l’italianità. Prodotti a basso valore aggiunto, cioè se ne deve esportare tanti per fare profitto, rispetto, per esempio, ai prodotti tecnologici.

L’export e la logistica marittima del Mezzogiorno si muove intorno ai 55 miliardi di euro, scesi a 31 miliardi nel 2020 (elaborazione SRM-Intesa San Paolo su dati coeweb). Un flusso che comincia a subire sempre di più il peso dei noli marittimi, soprattutto nell’agroalimentare dove ormai in export influiscono per la metà del valore su alcune destinazioni. In una situazione del genere il rischio per l’Italia è quello di vedersi aumentare le cancellazioni degli ordini, con la conseguenza che i compratori stranieri, quindi l’export, si indirizzino verso Paesi vicini che producono le stesse cose, non della stessa qualità ma con costi di trasporto più bassi ed etichette del tutto simili. Per il cliente finale il cambiamento è minimo, per l’economia italiana il cambiamento è profondo.

Nel 2020 i noli degli armatori hanno toccato vette stratosferiche, in tutto il mondo. Negli ultimi cinque mesi sui noli import dall’Estremo Oriente si sono raggiunti anche i 10 mila dollari per container, quando in periodi normali ci si aggira tra i 2,500 e i 3 mila dollari. Un enorme sovraprezzo che ha permesso alle compagnie, ben organizzate nelle alleanze armatoriali attorno al Block Exemption Regulation (che le esautora dal giudizio Antitrust Ue), di chiudere uno dei migliori bilanci finanziari di sempre in un anno di depressione economica senza precedenti dal Dopoguerra. Il Block è diventato un problema, un oligopolio che non fa bene al mercato, come sottolineano a più riprese gli spedizionieri.

Al contrario del trasporto marittimo, i costi degli spostamenti terrestri, dei mezzi pesanti e quelli doganali sono rimasti più o meno costanti. Alla lunga si rischiano grossi danni all’export italiano, fino alla paralisi. È importante portare all’attenzione questo fenomeno in vista del lancio del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sul quale Confetra ha inviato alla ministra per il Sud, Mara Carfagna, un elaborato documento che cerca di portare all’attenzione una cattiva percezione del Mezzogiorno e del suo ruolo economico. Ermanno Giamberini, presidente di Confetra Campania ha ribadito che “per quanto riguarda soprattutto il Meridione d’Italia, il fulcro sono le infrastrutture“. Utilizzare porti del Sud come Gioia Tauro, Napoli, Salerno o Taranto per spostare le merci che da Suez arrivano in Italia tramite ferrovie veloci ad alta capacità sarebbe un grande vantaggio economico generale. Le compagnie sarebbero felici per la riduzione dei costi, le emissioni calerebbero e i collegamenti verso il Nord del paese o dell’Europa, rispetto a una nave che deve sbarcare a Genova, si ridurrebbero di diverse ore.

Ermanno Giamberini, presidente di Confetra Campania.

Per attualizzare il sistema della logistica marittima è doveroso interrogarsi sulle opportunità che l’innovazione può rendere disponibile per i sistemi portuali. La crescita di reti d’imprese e servizi congiunti per l’impiego della mobilità dei vari protagonisti portuali e della logistica legata al porto. I trasporti, le connessioni e gli sviluppi futuri rappresentano le tematiche da valorizzare per un’Europa più smart, più green, più connessa e vicina ai cittadini. Tutti i soggetti della logistica portuale e i protagonisti della filiera portuale invitano ad elaborare le priorità e le prerogative dei territori locali, con il fine di costruire un sistema preciso di relazioni e buone pratiche, valorizzando le argomentazioni dalle comunità locali. Un’operazione di pressione per trovare soluzioni alle problematiche locali, portuali e costiere attraverso azioni globali da poter “concretizzare” in base alle esigenze del territorio specifico, ritornando a far esplodere l’export del meridione italiano.

Domenico Letizia
Domenico Letizia
Giornalista.
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