L’instabilità geopolitica e le crisi economiche che stanno attraversando la regione nordafricana hanno profondamente depresso i livelli e gli andamenti delle nostre esportazioni di frutta, facendo crollare l’export di ortofrutta verso il Nord Africa. Negli ultimi 10 anni l‘Italia ha perso tre posizioni nel ranking mondiale degli esportatori di ortofrutta in termini di valore, scivolando dal sesto al nono posto, superata da Vietnam, Cile e Turchia. Le massicce svalutazioni delle monete locali, con l’Algeria che ha chiuso il suo mercato e l’Egitto che ha notevolmente ridotto gli acquisti di beni importati, divenuti troppo cari, e l’instabilità politica generale del Nord Africa hanno generato uno scenario estremamente negativo per l’export di ortofrutta italiana nel Nord Africa.
Dal 2015 al 2020, l’export è crollato da 176,6 a 90,4 milioni di euro (-49%) e l’import è incrementato da 145,5 a 116,4 milioni di euro (+14%), sopravanzando quindi nettamente il dato dell’ortofrutta in “uscita” verso Tunisia, Algeria, Libia e soprattutto Egitto il quale, con il 60,5 della quota import e l’87,6% dell’export complessivo verso l’area, fa la parte del leone nell’interscambio con il nostro Paese. Il Marocco invece rappresenta sotto molti aspetti un’eccezione al quadro regionale. Paese relativamente stabile e in crescita, possiede inoltre un vasto comparto agricolo, che ormai da un decennio è in fase di potenziamento e di diversificazione attraverso la conclusione del piano di investimenti Marocco Verde e l’inizio del nuovo piano “Green Generation 2020-2030”. Tra gli obiettivi del programma, che può innescare importante sinergie con le imprese e il Know How italiano, c’è il conseguimento di produzioni di qualità e in grado di competere sul mercato interno così come sui mercati esteri. Il piano “Green Generation 2020-2030” è stato lanciato nel mese corso dell’ultimo anno e mira a creare circa 350mila posti di lavoro nel settore agricolo, della pesca e degli altri ambiti correlati, destinati soprattutto per i più giovani, oltre ad aumentare le esportazioni agricole a 6,4 miliardi di dollari e il prodotto interno lordo (Pil) agricolo a 26,5 miliardi di dollari entro il 2030. Una strategia confermata anche a livello istituzionale che ha l’obiettivo di stimolare investimenti nel settore agricolo e si basa su “l’elemento giovanile e lo sviluppo agricolo”.
Sostanzialmente, nei paesi del Nord Africa, da sempre buoni clienti per l’export di ortofrutta italiana, le primavere arabe sono sfociate in una spaventosa crisi economica e in una pericolosa instabilità politica che ancora oggi genera scenari preoccupanti da affrontare con la dovuta attenzione. Quanto continua ad accadere in Libia e in Egitto sono esempio dell’attualità geopolitica del Nord Africa. Intanto in Europa ci si fa concorrenza tra partner, ma i Paesi dell’est sono avvantaggiati perché ricevono più aiuti da Bruxelles, hanno meno costi produttivi e molta meno burocrazia del sistema amministrativo italiano, che ha raggiunto livelli pericolosissimi per le imprese che devono ripensare alla ripartenza economica dopo l’emergenza sanitaria. La qualità e servizio delle aziende dell’ortofrutta italiana sono migliori, ma i concorrenti si stanno organizzando e l’Italia deve tornare a reagire.