Conclusosi positivamente il 17° summit tra Canada e Unione Europea, svoltosi nella città canadese di Montreal. Il summit ha visto la firma di un partenariato sugli oceani tra Canada e Unione Europea teso alla protezione del patrimonio liquido marino, alla lotta all’inquinamento da plastiche negli oceani, nuove prospettive per arginare i rifiuti in mare e proposte politiche di contrasto all’inquinamento climatico.
Il Canada ha rinnovato l’amicizia con l’Unione Europea impegnandosi a partecipare come osservatore elettorale negli stati europei per rafforzare lo stato di diritto, elezioni libere e democratiche e l’affermazione dei diritti di partecipazione elettorale. In tal campo, il paese del nord America ha deciso di aderire alla “Commissione di Venezia”, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa che si occupa di questioni elettorali e costituzionali.
Un ulteriore passo che avvicina Canada e casa europea. Durante i lavori, il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato la volontà di voler impegnarsi economicamente nel corso dei prossimi 5 anni per sostenere la partecipazione del paese a missioni internazionali quali il programma Horizon 2020 e Horizon Europe. L’impegno canadese è stato quantizzato in 38 milioni di dollari. Tale progettualità permetterà la crescita economica, la ricerca e lo sviluppo tecnologico generando nuova occupazione e nuove opportunità.
Durante i lavori del summit, il primo ministro canadese, il presidente del Consiglio d’Europa Donald Tusck e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno discusso e analizzato lo stato dei rapporti tra le due realtà, rinnovando l’idea di costruire economie che siano favorevoli alla classe media in Canada e nella patria europea. Una cooperazione rinnovata anche dall’idea di voler lavorare insieme nel tentativo di riformare le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e promuovere in vari continenti la visione del commercio internazionale ancorato a regole precise e pilastri giuridici.
Tra gli argomenti di cooperazione economico-commerciale che si sono approfonditi, vi è l’accordo sul CETA.
Il primo ministro canadese ha affermato di voler rafforzare tale accordo offrendo un programma economico vantaggioso per futuri scambi in tutto il globo. L’Unione Europea è il secondo partner commerciale e d’investimento del Canada, un alleato in politica estera e un’importante protagonista per la sicurezza internazionale. Allo stato attuale, l’accordo economico e commerciale globale (CETA) tra Unione europea e Canada non ha portato alle conseguenze negative che alcuni analisti e politici profetizzavano.
“Nell’instabile contesto globale in cui viviamo, è rassicurante che l’amicizia tra Ue e Canada sia più stabile che mai. Per l’Unione europea, il Canada è un alleato forte e un ottimo amico. Il Canada condivide la nostra visione del mondo, i nostri valori e i nostri obiettivi”, ha dichiarato Tusk, secondo quanto riportato dall’Agenzia stampa “Agenzia Nova”.
“Siamo entrambi credenti appassionati della democrazia, dello stato di diritto, dei diritti umani, della solidarietà tra persone e nazioni, così come dell’ordine internazionale basato su regole. Questo è il motivo per cui continueremo la nostra lotta per questi principi. E a tutti coloro che hanno dichiarato con piacere che l’Occidente era morto e la democrazia liberale obsoleta, abbiamo una risposta chiara: vi sbagliate. Non rinunceremo, mai ai nostri valori”, ha aggiunto Tusk.
“Tre anni fa abbiamo concordato il CETA. La nascita del CETA non è stata facile, specialmente dalla nostra parte. Alcuni hanno cercato di spaventare i nostri cittadini elencando numerosi pericoli del CETA. Ma oggi è chiaro che il CETA ha portato molti benefici alle persone di entrambe le sponde dell’Atlantico. Il commercio è attivo e le calamità predette da alcuni profeti di sventura non si sono materializzate. Ciò dimostra che agendo insieme possiamo superare le sfide e che i vincitori sono il popolo del Canada e dell’Europa. Lavoreremo ulteriormente per garantire che più aziende e persone traggano profitto dal CETA”, ha espressamente dichiarato Tusk, il presidente del Consiglio europea.
La tematica prioritaria intorno al CETA resta quella della conoscenza delle opportunità di tali accordi.
Secondo un recente sondaggio commissionato dal governo canadese e rivolto alle piccole e medie imprese dello stato nord Americano, solo il 7% delle imprese interpellate conosceva bene i dettagli dell’accordo tra Canada e Ue, mentre una buona percentuale non aveva mai sentito approfondimenti sulla progettualità del trattato. Il sondaggio, commissionato dal Dipartimento degli affari esteri, ha posto quesiti a 507 società di e-commerce e ha svolto 40 interviste telefoniche curate nei dettagli. “Tra le imprese canadesi piccole e medie, c’è una scarsa consapevolezza degli accordi di libero scambio del Canada”, possiamo leggere dall’analisi che ha accompagnato i risultati del sondaggio canadese.
Inoltre, l’Assemblea nazionale francese ha approvato il 23 luglio, il CETA entrato in vigore in modo temporaneo due anni fa. Ne parla la stampa francese, sottolineando le forti proteste espresse da molti deputati. L’accordo è passato con 266 voti a favore, 213 contrari e 74 astenuti e adesso dovrà arrivare in Senato.
Diffondere iniziative, approfondimenti ed eventi per la conoscenza del progetto resta una priorità, così come l’importanza di far conoscere tali accordi sia in Canada, in Europa e in Italia. Nella nostra penisola, l’accordo ha generato un dibattito per nulla approfondito con diverse e innumerevoli posizioni politiche e commerciali che sono intervenute.
A tal proposito Alfonso Pecoraro Scanio, già ministro dell’Ambiente e presidente della Fondazione UniVerde sul CETA ha dichiarato: “Ritengo che i trattati che l’Unione Europea realizza con altri stati devono tener conto di vari punti. Sicuramente il CETA, come altri trattati, sono utili in ambito industriale, ma assolutamente non adeguati in ambito agrario e nel mondo legato all’agricoltura. Escludiamo l’agricoltura da tali trattati oppure dobbiamo tener conto che l’agricoltura italiana, e in parte anche quella europea, ha tutta una serie di regolamentazioni sulla produzione e la lavorazione. Non utilizziamo il glifosato come in Canada o altri pesticidi pericolosi, oppure l’ormone della carne come avviene negli USA. La nostra agricoltura e l’alimentazione hanno una serie di tutele in Italia, come il non utilizzo degli organismi geneticamente modificati e la certificazione, visibile anche al consumatore con le etichette, di ogni sostanza o elemento che non sia quello naturale. Fare accordi e riconoscere alcuni elementi che sono fuori le nostre tutele, autorizzando alla vendita prodotti che non rispettano la tracciabilità oppure che sono delle vere e proprie imitazioni come il “parmesan”, che non riguarda la produzione italiana, è semplicemente inaccettabile. Dobbiamo continuare ad avere buoni rapporti con il Canada, ovvio, accordi per migliorare la cooperazione in ambito industriale ed eliminare burocrazia è certamente utile, ma il tema dell’alimentazione e dell’agricoltura è troppo importante per non prestare estrema attenzione. Su tali aspetti, dovremmo essere cauti, non solo sul CETA ma anche il trattato “Mercosur” con il Sud America, rispettando e valorizzando le esigenze dell’agricoltura italiana e dei suoi produttori”.
Invece, Sergio Passariello, presidente del Consorzio Euromed e della NGO maltese MACTT (Mediterranean Academy of Culture, Tourism and Trade di Malta) ha dichiarato: “Ho la necessità di evidenziare che il CETA non è un accordo verticalizzato su specifico settore ma riguarda numerosi ambiti, come lo scambio di competenze e professioni, gli appalti pubblici, la commercializzazione e la collaborazione manifatturiera, farmaceutica, industriale, agricola e di tantissimi altri settori. In Italia, purtroppo, spesso anche strumentalmente, il dibattito si è concentrato esclusivamente sul settore agricolo, generando sospetto su un accordo che ritengo rivoluzionario e che può divenire la cornice per migliorare la posizione commerciale delle nostre imprese sui mercati internazionali. Inoltre, va ricordato che tale accordo vieta la commercializzazione di alimenti di base e trasformati che non rispettano le normative sanitarie e di controllo stabilite nei paesi firmatari, così come vieta assolutamente l’utilizzo di simboli, nomi, o altre diciture che possano confondere il consumatore sulla reale origine dei prodotti, il c.d. Italian Sounding. Come Consorzio Euromed, abbiamo realizzato assieme ad alcuni tirocinanti dell’Università di Messina, Dipartimento Scienze Politiche Internazionali, uno studio approfondito sul CETA, che sarà disponibile a breve online. Ritengo che la corretta informazione, scevra da interessi politici ed associativi, debba assumere un ruolo prevalente, specialmente tra le imprese meridionali italiane, che partono svantaggiate sul mercato canadese, non avendo potuto usufruire di canali commerciali adeguati, come di contro hanno fatto le imprese posizionate nelle regioni del Centro Nord. A tal proposito, anche grazie ai rapporti commerciali consolidati tra Malta e Canada, è nostra idea lanciare il prima possibile il CETA BUSINESS FORUM in collaborazione con il network Malta Business, già presente in Canada”.
Quello del CETA è un progetto che merita attenzione e soprattutto conoscenza per le medie e piccole imprese che caratterizzano la nostra Penisola.