Nel 2021 fu lanciata un’importante iniziativa da parte dalla Commissione europea per la definizione di un nuovo strumento anti-coercizione di cui l’Unione vorrebbe dotarsi entro fine anno, per contrastare le pratiche coercitive di paesi terzi, che minano gli interessi europei. La Commissione ha lanciato una consultazione sul nuovo strumento legale nel campo del commercio internazionale, che ha l’obiettivo di contrastare le indebite interferenze di paesi terzi nelle politiche europee.
La base giuridica di questa iniziativa è l’articolo 207 del Trattato sul funzionamento dell’UE e rientra nel campo della politica commerciale europea. Una volta attiva, l’iniziativa si andrà ad aggiungere agli altri strumenti UE che operano a vario titolo in questo campo ma che sono ormai insufficienti. L’attuale quadro legislativo, infatti, ad oggi non prevede uno strumento giuridico unico o completo capace di affrontare il problema in modo esaustivo. In particolare quella che manca è la possibilità di adottare misure commerciali, di investimento o di altro tipo che siano tempestive e coordinate. In tale contesto fino al 15 giugno 2021 imprese, organizzazioni e individui potranno inviare il proprio contributo per definire le caratteristiche di questo nuovo strumento per il commercio internazionale legale che, come si è visto, una volta operativo dovrebbe consentire all’UE di applicare restrizioni al commercio, agli investimenti o di altro tipo nei confronti di paesi terzi che interferiscono indebitamente nelle scelte politiche europee.
Con l’avvio di riforme e riflessioni in rapporto al commercio internazionale e al regolamento l’UE potrà attuare contromisure a seguito di una sentenza di primo grado del WTO o di altre decisioni sulla risoluzione delle controversie quando l’altra parte, pur non rispettando la sentenza, blocca un ulteriore arbitrato. Questo nuovo meccanismo si applicherà anche alle disposizioni sulla risoluzione delle controversie previste negli accordi commerciali regionali o bilaterali di cui l’UE è parte, qualora si verificasse un blocco analogo. Recentemente, nel commentare l’aggiornamento del nuovo Regolamento, il Commissario UE al commercio Valdis Dombrovskis aveva dichiarato: “L’Unione europea deve essere in grado di difendersi dalle pratiche commerciali sleali. Queste nuove regole ci aiuteranno a proteggerci da coloro che cercano di trarre vantaggio dalla nostra apertura. Continuiamo a lavorare per la nostra prima opzione, che prevede un regolamento multilaterale riformato e ben funzionante, basato su un sistema efficace di risoluzione delle controversie. Ma nel frattempo non possiamo permetterci di restare indifesi“.
Un obiettivo importante, difficile da raggiungere ma estremamente autorevole per la prosecuzione del commercio internazionale senza particolari problemi, poichè si inserisce nella più ampia partita sulla riforma dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che richiede, inevitabilmente, il raggiungimento di un accordo tra i player più grandi a cominciare da Stati Uniti e Cina. Continuare a garantire ai membri del WTO di avere accesso ad un sistema di risoluzione delle controversie che sia vincolante, imparziale e di alta qualità risulta essere un obiettivo condiviso dalla comunità internazionale e della stessa Europa.
D’altronde, negli ultimi anni sono aumentati gli esempi di paesi stranieri che cercano di influenzare le decisioni e il comportamento dell’Unione europea, o dei suoi Stati membri, nel settore della politica commerciale e di investimento tramite ritorsioni contro le imprese di diritto europeo. Giochi geopolitici ed interferenze che mirano ad ottenere determinati risultati economici e sociali attraverso la messa in atto limitazioni al commercio o agli investimenti a scapito delle aziende europee.