I primi segnali indicano che l’accordo CETA è favorevole per l’Italia: nessuna invasione di grano e buone performance dell’export agroalimentare verso il Canada. Sono trascorsi tre mesi dall’avvio dell’applicazione provvisoria dell’accordo commerciale e la Cia-Agricoltori Italiani fa il punto della situazione, sulla base degli ultimi dati sul commercio estero pubblicati dall’Istat.
Gli allarmi catastrofici, preventivati da altre associazioni di categoria non si sono avverati, e tra ottobre e dicembre 2017, segnala la Cia, l’approvvigionamento di grano canadese è diminuito del 35%, confermando la tendenza degli ultimi anni; nel triennio 2014-2017.
Bene anche sul fronte dell’export in aumento, precisa la Cia, nel sottolineare che nel 2017, tra prodotti agricoli, cibi e bevande sono stati venduti in Canada oltre 811 milioni di euro. Il mercato canadese è particolarmente strategico per alcuni comparti chiave del made in Italy, ricorda l’organizzazione agricola, come il vino cresciuto del 9% in un anno.
Negli ultimi tre anni il Made in Italy agroalimentare sulle tavole canadesi è cresciuto del 23%. Il mercato canadese è particolarmente strategico per alcuni comparti chiave del Made in Italy. Il vino, cresciuto del 9% in un anno, rappresenta il quinto sbocco commerciale dell’export agroalimentare nazionale. Questo primo trend – prosegue la Cia – indica la strada da perseguire per le scelte del nostro Paese: puntare sull’importanza di sostenere l’internazionalizzazione e le trattive commerciali internazionali, soprattutto in risposta alla minaccia (ormai reale) di protezionismo avanzata dagli Stati Uniti.
Per questo motivo, è necessario fornire il sostegno alle imprese agricole nel processo di valorizzazione del Made in Italy a livello globale, affinché l’orientamento all’export sia una strategia per tutte le produzioni di eccellenza.
La demonizzazione dell’accordo commerciale, nei fatti non ha prodotto danni e le aziende del settore agroalimentare, hanno saputo sfruttare nell’immediato le positività.