La Polonia si conferma un mercato di sicuro interesse per le imprese italiane, da presidiare con grande attenzione. Il Paese è pronto a uscire dall’emergenza Covid-19 a testa alta grazie ad un un piano anticrisi che nel complesso vale il 10% del PIL nazionale. Le previsioni recenti parlano di una contrazione del PIL del 4,5% a fronte di un calo dell’8% della Francia e del 9,5% dell’Italia, mentre tasso di disoccupazione ante-virus era del 5,2% e non è destinato a crescere di molto. A conferma della grande capacità di resilienza di questo Paese di fronte alle grandi emergenze, come già era stato dimostrato in occasione della crisi economica globale scoppiata nel 2008.
Le relazioni economiche e commerciali tra Italia e Polonia, inoltre, si sono rafforzate negli anni, con positivi trend di crescita degli scambi bilaterali che, secondo i dati dell’Istituto Centrale di Statistica Polacco (GUS), nel 2019 hanno raggiunto un volume pari a 22,5 miliardi, di cui 11,7 miliardi di esportazioni verso la Polonia. Con questi numeri l’export italiano si conferma al quarto posto, dietro a Germania, Cina e Russia.
Guardando più a fondo, scopriamo inoltre che tra i prodotti del nostro Made in Italy, la Polonia assorbe benissimo macchinari e attrezzature, costruzioni, prodotti alimentari, prodotti chimici e articoli di abbigliamento, ma tradizionalmente è soprattutto un mercato per la meccanica strumentale di provenienza estera, nonostante sia a sua volta un fornitore importante della meccanica e della componentistica indispensabili alla Germania.
Non è un caso, dunque, se la prima voce dell’export italiano in Polonia (circa un quarto del totale) è proprio il macro-comparto della mecacnica, che nonostante le varie crisi resiste e continua la sua crescita di lungo periodo. Un comparto poco conosciuto, ma che rappresenta la punta di diamante della produzione industriale italiana nel mondo e che riguarda la produzione di macchinari o impianti destinati alla produzione industriale, e quindi in primis di macchine utensili, ma anche di macchine impiegate in altre industrie manifatturiere, come le macchine per la lavorazione della gomma/plastica, per il tessile-abbigliamento, per la lavorazione del legno, per l’industria alimentare, per il packaging, e così via. A queste si aggiungono anche le macchine impiegate nell’edilizia, nell’agricoltura, le macchine per la logistica e la movimentazione delle merci, nonché la componentistica (tubi, turbine, viti, bulloni, ecc.).
Le imprese del settore possono dunque trovare ottime opportunità in Polonia, soprattutto nella subfornitura di macchinari in vista della prossima realizzazione di importanti opere infrastrutturali tra cui l’apertura della superstrada s5 tra Poznan a Wroclaw, che dimezzerà il tempo di percorrenza delle merci e faciliterà i collegamenti con la Repubblica Ceca e la Germania; il nuovo aeroporto di Varsavia che rappresenta il più grande progetto infrastrutturale in Polonia); e l’avvio del programma di investimento ferroviario “Kolej Plus” (1,5 miliardi di € dal 2020 al 2028) che collegherà le aree produttive del Paese. Inoltre, il governo ha in programma gare di appalto per il settore stradale per circa 20 miliardi, mentre per quanto riguarda il trasporto ferroviario sono previsti investimenti per circa 16 miliardi di euro entro il 2023.
Questa chiara politica di investimento in infrastrutture, che in parte spiega lo straordinario sviluppo economico del Paese, è da attribuirsi soprattutto al sapiente utilizzo dei Fondi Europei. Varsavia ha infatti beneficiato di circa 85 miliardi di euro di fondi per il periodo 2007-2013 (utilizzati per circa il 97%) e, di ulteriori 82,5 miliardi per il periodo 2014-2020. L’attuale programmazione sta per concludersi e le prime proposte per il periodo 2021-2027 prevedono una riduzione di tali finanziamenti i quali si attesteranno a circa 14,5 miliardi di euro nel quinquennio. Secondo alcuni calcoli relativi ai primi 10 anni di adesione alla UE (la Polonia ha aderito alla EU nel 2004), la Polonia ha costruito 11.000 km di strade ed autostrade e 1.162 km di linee ferroviarie, rinnovando inoltre il parco macchine ed i mezzi di trasporti pubblico locale, aprendo nuove scuole ed ospedali modernamente attrezzati, ma il fatto che vi siano ancora numerosi progetti in cantiere dimostra che l’opera di modernizzazione del Paese non è conclusa.