Il nuovo Codice degli appalti, entrato in vigore il 1° aprile, si presenta già pieno di criticità. L’Autorità Anticorruzione, Anac, ha sollevato diversi dubbi sulla soglia troppo alta dei servizi affidabili direttamente dal Responsabile unico del procedimento (Rup), che rischiano di superare il limite previsto dalle direttive europee.
In particolare, il punto critico dell’articolo 15, comma 6, del dlgs riguarda la possibilità per il Rup di affidare direttamente servizi a supporto della propria attività, senza confrontare alcun preventivo.
Secondo l’Authority, per gli appalti di importo elevato, il Rup potrebbe disporre di cifre molto superiori ai 215mila euro previsti come limite per i servizi dalle direttive europee. Questo comporterebbe un aggiramento della normativa comunitaria e rischierebbe di far scattare la procedura di infrazione europea.
Il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha quindi richiesto la modifica urgente della norma per evitare l’infrazione e ha dichiarato la disponibilità dell’Authority a collaborare col governo per gli aggiustamenti del Codice in spirito costruttivo.
La revisione prezzi, prevista dal nuovo Codice Appalti, dovrà essere modificata.
Oltre a queste criticità, sono state apportate anche diverse modifiche all’articolo 60 rubricato “Revisione Prezzi“.
In particolare, il testo approvato dal Governo e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale risulta molto differente rispetto a quello predisposto dal Consiglio di Stato. Il comma 2, nel testo pubblicato in Gazzetta, è stato tolto l’inciso “, non prevedibili al momento della formulazione dell’offerta,” ed è stata aggiunta la frase “, in relazione alle prestazioni da eseguire”.
Ma non solo, perché il comma 4 prevede anche la possibilità di individuare ulteriori categorie di indici o specificazioni merceologiche o tipologiche all’interno delle categorie già prodotte dall’ISTAT. In questo modo, il nuovo Codice dei contratti mira a garantire maggiore trasparenza e uniformità nelle procedure di gara per i contratti pubblici.
Una delle novità più significative introdotte dall’articolo 60 riguarda la revisione dei prezzi, un aspetto fondamentale per garantire che i contratti pubblici siano economicamente sostenibili nel lungo periodo.
Il nuovo Codice prevede infatti che gli indici di costo e di prezzo siano pubblicati sul portale istituzionale dell’ISTAT, insieme alla relativa metodologia di calcolo. Questo permetterà alle stazioni appaltanti di avere a disposizione dati aggiornati e affidabili sui costi dei materiali e delle prestazioni necessarie per eseguire i lavori pubblici.
Tuttavia, come abbiamo detto, anche l’articolo 60 ha subito alcune modifiche rispetto al testo predisposto dal Consiglio di Stato. In particolare, è stata tolta la clausola relativa alla non prevedibilità dei prezzi al momento della formulazione dell’offerta e aggiunta la specificazione “in relazione alle prestazioni da eseguire”. In questo modo, si vuole evitare che le stazioni appaltanti possano abusare della clausola di revisione dei prezzi per recuperare costi non preventivati.
Non vi è dubbio che il nuovo Codice dei contratti, molto criticato dall’Anac, dovrà subire alcune modifiche per evitare la procedura di infrazione europea. Tuttavia, le novità introdotte dall’articolo 15 e 60 rappresentano un importante passo avanti verso maggiore trasparenza e sostenibilità economica dei contratti pubblici. Resta ora da vedere come il governo italiano e l’Anac collaboreranno per apportare le modifiche necessarie prima che il Codice diventi pienamente operativo il prossimo 1° luglio.