Non era passato molto tempo dalle ultime analisi elaborate dalla Svimez che ribadivano una sostanziale stagnazione, con un incremento lievissimo del Pil dello 0,1 per cento. Il rapporta torna a puntare il dito sulla catastrofe “meridionale”.
Una fuga di massa di giovani laureati: dal 2000, stima la Svimez, hanno lasciato il Mezzogiorno oltre due milioni di persone, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto ha un titolo universitario. E il futuro si preannuncia anche peggiore: secondo le previsioni dell’Istituto di ricerca, che ha presentato il rapporto annuale a Montecitorio, entro i prossimi 50 anni il Sud perderà cinque milioni di persone, soprattutto giovani istruiti. A rimetterci maggiorente le donne. Al Sud il tasso di disoccupazione femminile è intorno al 20%, su valori più che doppi rispetto al Centro-Nord. Un fenomeno che costringe le donne ad abbandonare il territorio meridionale.
Nel 2017 sono andati via 132mila meridionali, con un saldo negativo di circa 70mila unità. La ripresa dei flussi migratori è “la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è allargata anche al resto del Paese”. Il nuovo anno non ha generato statistiche positive. Gli occupati al Sud negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo del 2019 “sono calati di 107 mila unità”.
La condizione del Sud è aggravata dalla generale stagnazione in cui è immersa l’economia italiana: “Il Nord Italia non è più tra le locomotive d’Europa, alcune regioni dei nuovi Stati membri dell’Est superano per Pil molte regioni ricche italiane, avvantaggiate dalle asimmetrie nei regimi fiscali, nel costo del lavoro, e in altri fattori che determinano ampi differenziali regionali di competitività“, attesta la Svimez, che invoca da un lato “una visione unitaria della stagnazione italiana“, ma dall’altra politiche avvedute e su misura per il Sud.
In particolare, a fronte del crollo degli investimenti, soprattutto di quelli pubblici, serve al contrario “un piano straordinario per il Mezzogiorno“, riporta il quotidiano “La Repubblica“.
Il reddito di cittadinanza non solo non è utile, ma soprattutto “non è la ricetta giusta“, riporta la Svimez.
Tuttavia, un’opportunità di crescita potrebbe arrivare dalla bioeconomia:
“Il Mezzogiorno sta dimostrando un grande protagonismo. La bioeconomia meridionale si può valutare tra i 50 e i 60 miliardi di euro, equivalenti a un peso tra il 15% e il 18% di quello nazionale“.
Il paese necessita urgentemente di autentiche riforme e di una classe dirigente pronta a sperimentare innovazione e sviluppo sostenibile. Non dimentichiamo, per l’ennesima volta, il nostro Sud.