Legislatori o governatori nazionali e sovranazionali, organizzazioni internazionali e think tank di tutto il mondo sono concordi sull’esistenza di significativi squilibri tra le esigenze del mercato del lavoro e l’offerta di competenze adeguate in ambito tecnologico e digitale tramite appositi programmi di formazione.
La quarta rivoluzione industriale sta portando infatti un rapido cambiamento guidato dall’innovazione, integrando la tecnologia e le persone, il fisico e il digitale, in nuovi approcci, servizi e prodotti per “aumentare l’intelligenza”.
Mentre gli istituti di istruzione superiore e di alta formazione sono impegnati nell’educazione sociale degli studenti, molti stanno affrontando la criticità del fornire una formazione che sia allineata alle esigenze di un mercato del lavoro in evoluzione, che necessità appunto di competenze basate sull’innovazione, di un perfetto utilizzo degli strumenti dell’economia digitale e di capacità tecnico-ingegneristiche.
Scuole e università, pubbliche e private, come possono dunque spingere i loro studenti in carriere di successo all’interno di una nuova società basata sulla conoscenza tecnica altamente qualificata, ma anche socialmente inclusiva e diversificata? Come possono adattarsi allo stile di apprendimento dei loro studenti attuali?
Va detto che gli studenti della generazione Z (o “gli Zoomers”) hanno interessi e bisogni molto differenti dalle generazioni precedenti. Danno la tecnologia per scontata e YouTube è il loro strumento di apprendimento preferito. Allo stesso tempo, apprezzano molto la stretta interazione con i loro insegnanti.
Vogliono imparare facendo, ricevere un feedback immediato (simile a quello che ottengono sui social media) e desiderano l’autonomia di decidere cosa imparare e come dimostrare la loro conoscenza.
Come possono dunque le istituzioni nutrire i loro valori e le loro passioni nelle nuove forme di apprendimento ibrido post-Covid e allo stesso tempo fornire un’istruzione terziaria di alta qualità? A questa domanda va data quanto prima una risposta chiara, coerente e concreta.
La crisi pandemica ha anche mostrato la significativa pressione sugli studenti quando si tratta di competenze come la resilienza, la creatività e l’imprenditorialità, la self-leadership e il problem-solving, che sono diventati più importanti che mai nell’ultimo anno.
Gli istituti di istruzione superiore hanno oggi una grande opportunità per migliorare l’acquisizione di queste competenze proiettate al nostro futuro, per aiutare gli studenti a diventare più “socialmente intelligenti”, e per imparare a discernere tra il costante flusso di informazioni. Su queste basi devono essere realizzati nuovi progetti formativi ad hoc e i programmi educativi nazionali, chiamati a correre e ad evolversi con la stessa rapidità dei cambiamenti che coinvolgono il nostro tempo.