Si è recentemente svolta l’Assemblea annuale dei soci di Origin Italia, l’Associazione Consorzi Indicazioni Geografiche. L’Italia è da anni prima per numero di prodotti a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea: oltre 800, fra vini e prodotti agroalimentari. “Purtroppo, le produzioni italiane a indicazione geografica non sfuggono dalla conseguenze della crisi scatenata dal coronavirus, risentendo della circolazione di errate informazioni o percezioni concernenti la sicurezza alimentare“, ha dichiarato il Sottosegretario Manlio Di Stefano in apertura dei lavori assembleari di Origin Italia, svoltisi in modalità online.
“Sin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria coronavirus, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha operato a tutela delle produzioni italiane sui mercati esteri e si è reagito con determinazione alla richiesta che gli operatori rivolgevano ai produttori italiani di rilasciare certificazioni che dimostrassero come i loro prodotti fossero esenti dal coronavirus”, ribadisce il Sottosegretario Di Stefano. Inoltre, per sostenere i diversi comparti dell’economia italiana colpiti dalla crisi sono state prese delle misure nel Decreto “Rilancio” a favore dell’internazionalizzazione. È stato portato da 150 a 400 milioni di euro il Fondo di Promozione Integrata, che serve a finanziare la promozione del Sistema Italia all’estero tramite le nostre Ambasciate, i Consolati, gli Istituti Italiani di Cultura e gli Uffici ICE. Con ulteriori 200 milioni si è rifinanziato il Fondo rotativo di Simest, che aiuta le aziende ad espandersi all’estero finanziando la loro patrimonializzazione, la partecipazione a fiere e mostre, studi di fattibilità, programmi di inserimento sui mercati extra UE e di assistenza tecnica. Garanzie che abbinate al Fondo, per facilitare l’accesso ai finanziamenti agevolati da parte delle imprese, eliminano la necessità di presentare a Simest garanzie bancarie. Al tempo stesso risultano aggiunti 250 milioni ai 70 milioni che, in base al “decreto Cura Italia“, erano già previsti con destinazione al cofinanziamento a fondo perduto, fino al 50 per cento, degli importi erogati da Simest a valere sul fondo rotativo. E, nello stesso perimetro di azione, va incluso il decreto attuativo che dovrebbe sbloccare il nuovo funzionamento del Fondo aprendolo anche a interventi all’interno dell’ Unione Europa.
Le opportunità per le indicazioni geografiche tutelate possono essere rafforzate anche dagli accordi commerciali ed economici. Istituire un tavolo tecnico nazionale che possa valutare gli esiti di applicazione del Ceta: questa è la richiesta che l’AICIG, Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche ha formulato al Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, durante i lavori di Origin Italia, alla luce della sua presa di posizione nei confronti dell’accordo bilaterale tra Italia e Canada. In seguito all’accordo con l’UE, il Canada ha introdotto un nuovo sistema di riconoscimento legale per le Indicazioni Geografiche che offre ai titolari (i Consorzi di Tutela) la possibilità di depositare direttamente una domanda di protezione in Canada per alimenti o vini e alcolici, un’opzione che prima del CETA non esisteva. Il Ceta, in realtà, già prevede che nuove denominazioni possano essere aggiunte alla lista delle DOP e IGP tramite un negoziato tra le parti, cioè Unione europea e Canada, Ma il nuovo regolamento sui marchi introduce un sistema di autorizzazione aperto e offre una procedura “privatistica”, più agile e veloce, con cui i consorzi possono iscrivere le loro produzioni in un apposito registro di indicazioni geografiche da tutelare.
Infatti, l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche AICIG conferma il proprio appoggio all’accordo commerciale ed economico globale Ceta. Per il settore vitivinicolo il Comprehensive Economic and Trade Agreement include il precedente accordo UE – Canada Wine e Spirits del 2003, prevedendo quindi il reciproco riconoscimento delle pratiche e dei processi enologici. Non solo. L’associazione AICIG, rappresentativa di oltre il 90% delle produzioni italiane tutelate, esprime una valutazione positiva sull’accordo Ceta raggiunto con il Canada che, essendo un Paese di diritto anglosassone basato quindi sul sistema del marchio d’impresa, non riconosceva in precedenza nessuna tutela ai prodotti a denominazioni di origine. Il fatto che un paese nord americano riconosca il principio delle Indicazioni Geografiche e del loro valore pubblico apre un varco al duro fronte USA che si oppone a tale principio e che è organizzato attraverso il Consortium For Common Food Names.