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Penalizzato sullo sconto IRAP chi ha avuto cali di fatturato

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Aver eliminato a giugno il pagamento dell’Irap è, solo apparentemente, un’azione buona e giusta, in realtà si tratta di un ulteriore esempio di ingiustizia tributaria” è il commento dell’associazione di categoria Confimi Industria all’articolo 24 del Decreto Rilancio che abbona alle imprese il saldo Irap 2019 e il primo acconto 2020. L’ingiustizia, sottolinea Confimi, è nel meccanismo che viola il principio della capacità contributiva. “La norma agevola solo chi ha avuto risultati in crescita nel 2019”.

Conti alla mano l’imposta regionale sulle attività produttive risulterà infatti dimezzata per chi ha raddoppiato il volume della produzione rispetto al 2018; ridotta di 2/3 per chi l’ha triplicato e così via. Il tutto, peraltro, assolutamente a prescindere da crolli di fatturato rilevabili nei mesi di marzo, aprile o maggio 2020 cosicché il beneficio si manifesterà anche per il 2020 in modo più che proporzionale per chi, nonostante Covid-19, ha potuto lavorare anche di più.

Chi, invece, ha mantenuto gli stessi volumi oppure ha avuto una contrazione rispetto al 2018 – fa notare la Confederazione del manifatturiero privato italiano – non solo non avrà alcuna riduzione ma dovrà pure tribolare per recuperare l’eventuale credito (originato dagli acconti versati con il metodo storico) a causa delle misure restrittive introdotte con l’ultima legge di bilancio”.

Al netto di una serie nutrita di dubbi interpretativi che dovranno essere necessariamente fugati dall’Agenzia delle Entrate, sembra la leggenda di Robin Hood raccontata al contrario.

A giudizio di Confimi la norma va pertanto completamente riscritta agendo su due fronti. 
Innanzitutto valutando la prospettiva di dirottare i circa 4 miliardi impegnati per questa misura verso l’introduzione della deducibilità piena del costo del lavoro ai fini dell’IRAP risolvendo anche problematiche legate a vincoli e limiti comunitari cui fa cenno la norma.

Uno sforzo dovuto – sottolinea Confimi – del resto, il grosso del lavoro (con l’introduzione della deducibilità per il lavoro a tempo indeterminato) è già stato fatto nella precedente legislatura”. E ancora “manca solo l’introduzione della deducibilità anche per il tempo determinato e si riuscirebbe a realizzare contestualmente una decisa semplificazione”. 

La confederazione del manifatturiero chiede inoltre che si intervenga per il differimento a settembre non solo dell’Irap ma anche di Ires e Irpef di giugno attraverso il meccanismo del calo di fatturato già previsto per IVA, contributi e ritenute dipendenti.  

Per chi ha già avuto il calo per marzo e/o aprile, inoltre, sarebbe ragionevole, al fine di evitare calcoli e ricalcoli, offrine uno spostamento sine die di tutte le scadenze da qui ad agosto. Il danno e i disagi sono già così elevati che sicuramente non sarebbe un regalo ingiustificato per nessuno.


Riferendosi ai precedenti decreti Confimi Industria tiene a ricordare che “la strategia della proroga all’ultimo minuto crea complicazioni e fa irritare pesantemente gli operatori soprattutto perché, anche le prospettive dei prossimi mesi, non sono rassicuranti neppure sul tema commesse”.

In una situazione di emergenza come questa l’imperativo dovrebbe essere rinviare le tasse dove il fatturato soffre” chiosa la Confederazione della manifattura “e togliere tutta la zavorra burocratica che rende ingestibili i troppi adempimenti. Ci aspettiamo un piano Marshall per la semplificazione, deciso però con gli operatori, altrimenti è meglio lasciar perdere”.

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