Dopo l’uscita del documento programmatico realizzato dalla task force Colao, volto a dare le linee guida per permettere l’avvio della ripresa economica, anche l’OCSE dà suggerimenti in tal senso.
Ancora una volta si parla di voler introdurre incentivi alla digitalizzazione per accelerare la ripresa economica, l’OCSE lo afferma e lo ritiene indispensabile e necessario. Lo stesso OCSE sostiene che bisogna accelerare il passaggio alla digitalizzazione riducendo la complessa macchina amministrativa, attivando programmi pluriennali che dovranno migliorare il sistema giuridico riducendo i costi del lavoro.
Questo periodo di fermo è stato come definito da molti un esperimento digitale, nel quale abbiamo dovuto adottare (in modo maldestro per alcuni, migliore per altri), processi digitali e servizi on line che ai più hanno dato la parvenza di smart working.
Proprio per questo l’OCSE, ritenendo buona la risposta del nostro paese all’utilizzo della tecnologia, invita l’Italia ad accelerare in tal senso in modo da migliorare anche la competitività delle nostre imprese sul mercato nazionale ed estero in virtù anche del piano di rilancio del made in Italy.
Per l’Europa l’importante deve essere digitalizzare e semplificare. Più volte però si è abusato di questo termine, la semplificazione che tutti invocano non deve essere solo uno slogan. Più di una volta si è parlato di ridurre i tempi e gli oneri a carico di imprese e contribuenti, bene i dati principali o essenziali quelli che oggi sono chiamati big date sono già in possesso della pubblica amministrazione.
Se pensiamo alla rete formata da Agenzia delle Entrate, INPS e Camere di Commercio, diventa addirittura superfluo chiedere la compilazione di un’autocertificazione per poter beneficiare di un sussidio. Bisognerebbe dunque pensare ad assicurare la certezza del diritto perché solo cosi si può sburocratizzare innovare e digitalizzare.
Articolo a cura di Veronica Rauso, tributarista V.P. Confassociazioni Campania