Accelerare il più velocemente possibile per una nuova ripartenza dell’export. Gli strumenti finanziari e la digitalizzazione devono divenire operativi così come la conoscenza e la cooperazione tra imprese, società e sistema paese. PIL e commercio in caduta, escalation protezionistica e tensioni geopolitiche: alle incertezze ereditate dal 2019, si sono aggiunte nel 2020 le conseguenze della pandemia sanitaria. Quali le prospettive per l’export italiano di fronte a queste sfide inedite? Dove e come ripartire? A tali quesiti risponde il Rapporto Export 2020 di SACE, con una grande certezza: l’export, fucina di resilienza delle imprese italiane, è e resterà un motore indispensabile dell’economia nazionale. Il rapporto sarà presentato nel corso delle prossime settimane ed è pensato per una nuova ripartenza dell’export.
Nel 2019 l’export italiano ha registrato una crescita del 2,3% e una bilancia commerciale con un saldo positivo di 53 miliardi di euro. Quasi certamente, nel 2020 le esportazioni italiane subiranno una brusca frenata e chiuderanno l’anno in flessione del 12%, a prezzi costanti, per poi crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel 2022, anno su anno. Ad aprile 2020, l’Istituto ICE stimava una flessione dell’export italiano di beni, a prezzi costanti e nell’ipotesi di stabilità della quota di mercato per paese di destinazione, nell’ordine del 12% quest’anno, per poi crescere. In questo quadro, l’export del nostro Paese tornerà ai livelli del 2019 solo nel 2022. Il coronavirus segnerà una brusca frenata nel 2020 facendo “perdere” tre anni al percorso di crescita dell’export italiano, che era in marcia dal 2010.
Tra le varie analisi presentate nel corso degli ultimi mesi, ricordiamo l’Istat che ha previsto per il 2020 un calo del 13,9%, per beni e servizi mentre la Commissione europea, sempre per beni e servizi, stima una flessione del 13%. D’altra parte, la difficoltà di previsione in questo scenario è evidente nell’ampiezza della forchetta con cui il WTO stima la caduta degli scambi internazionali: con predite che vanno dal 12% al 35%.
Dal punto di vista delle categorie merceologiche, i cali più importanti nel 2020 sono previsti nei mezzi di trasporto, con l’import mondiale di autoveicoli e moto in contrazione del 16% a prezzi costanti e una domanda globale di cantieristica in forte flessione (-12%). Il ridimensionamento potrà essere più contenuto nei settori meno ciclici e favoriti nel paniere di spesa associato all’emergenza, quali la chimica farmaceutica (-9,6%), l’alimentare e bevande (-10,6%), con una forte contrazione della domanda del canale Ho.Re.Ca e elettronica ed elettrotecnica (- 10% circa).
Ripensare il sistema economico per la ripartenza dell’export è tra gli obiettivi primari di Sace. I risultati e le proposte che saranno avanzate e descritte dal rapporto avranno una funzione particolarmente importante per comprendere quale percorso e quali dinamiche possono intraprendere le aziende per l’affermazione dei propri prodotti e servizi sui mercati esteri e contribuire alla crescita nazionale dell’export.