Buon compleanno CETA! L’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada, approvato da Bruxelles il 21 Settembre 2017, ha tagliato da poco il traguardo dei 4 anni. E lo ha fatto in piena salute, nonostante le fake news e i pregiudizi che hanno tentato di abbatterlo, e nonostante la mancata ratifica da parte del Parlamento italiano.
Il Ceta ha decretato infatti la più estesa liberalizzazione tariffaria nella storia dei negoziati commerciali dell’Ue, disposizioni vincolanti sul mantenimento di elevati standard ambientali e sociali, la liberalizzazione di importanti settori dell’economia, nonché l’abbattimento delle barriere non tariffarie e la tutela della proprietà intellettuale.
E tra i tanti numeri positivi che si potrebbero enunciare a dimostrazione dell’efficacia commerciale di questo accordo (scambi commerciali al +15,3%, e al +34,7% nell’agroalimentare, dall’entrata in vigore fino a inizio 2020, al netto della pandemia), prendiamo in esame quelli relativi ai formaggi, comunicati di recente da Assolatte, l’associazione delle industrie lattiero casearie che è stata tra le più attive sostenitrici dell’accordo.
Per consumatori e imprese il vantaggio più evidente è arrivato dall’abbattimento dei dazi. In particolare, già con l’entrata in vigore venivano liberalizzate il 90% (Canada) e il 92,2% (Unione Europea) delle linee tariffarie sui prodotti agricoli e agroalimentari.
Il Ceta ha poi riservato ai formaggi UE un contingente export che ha previsto l’ingresso in Canada, a dazio zero, di ulteriori 17.700 tonnellate annue, di cui 16mila indirizzate ai formaggi di qualità . Complessivamente, rispetto a prima dell’accordo, i quantitativi europei ammessi in Canada a condizioni agevolate sono più che raddoppiati, raggiungendo quota 31.900 tonnellate.
Con riferimento annuo, nel 2020, nonostante l’emergenza pandemica, l’export di formaggi italiani ha sfiorato le 7mila tonnellate, con un aumento del 35% sul 2017, anno in cui l’accordo è diventato operativo. Una significativa progressione che ha coinvolto tutte le categorie di formaggi, dalla Mozzarella, cresciuta di nove volte, e dal provolone (con un exploit del 232%). Incrementi considerevoli anche per grattugiati (37%), Asiago (28%), Grana Padano e Parmigiano Reggiano(27%), altri formaggi freschi (27%), Gorgonzola (25%) e Pecorino (11%).
A questo quadro va aggiunto che, sempre secondo stime effettuate da Assolatte, si profila un nuovo primato nell’export anche nel 2021, visto che le vendite di formaggi italiani in Canada sta registrando un tasso di crescita del 5%.
“Ci sono altri due elementi fondamentali dell’accordo Ceta da sottolineare – ha aggiunto il Presidente di Assolatte, Paolo Zanetti – il primo è la lotta all’italian sounding, il secondo è il riconoscimento e la tutela delle principali denominazioni Dop e Igp europee, dove i formaggi italiani fanno la parte del leone. Un aspetto di non poco conto, essendo il Canada tradizionalmente estraneo a questo sistema di valorizzazione dell’origine“.
Sulla stessa linea è, naturalmente, il Think Tank Imprese del Sud, che si è sempre esposto in prima linea e a più riprese a favore di accordi commerciali e liberalizzazioni, a partire dal modello del CETA. Lunga vita a questo trattato, dunque, nella speranza che anche il Parlamento italiano possa valorizzarlo al meglio per dare una spinta decisiva al rilancio dell’economia italiana post pandemia.