Una vicenda delle ultime settimane inerente il blocco all’entrata di un carico di grano canadese avariato, respinto nel porto di Ravenna dopo un tentativo di approdo in Algeria, smentisce una serie di illazioni ribadite più volte negli ultimi anni in merito al CETA, l’accordo commerciale di libero scambio tra Unione Europea e Canada.
Questi i fatti. Il 7 Luglio viene fermata nel porto romagnolo la nave Sumatra, in arrivo dall’Algeria e contenente 337mila quintali di grano duro canadese giudicato avariato dagli stessi algerini. Per la stessa nave, alla fine del mese di Luglio, è arrivato il provvedimento di non ammissione allo sbarco da parte delle autorità sanitarie italiane, dopo che un importatore italiano era già pronto a ricevere il carico.
Come ricostruito dall’associazione dei produttori di grano GranoSalus, “il carico di frumento duro canadese era avariato. Come riferiscono attendibili fonti giornalistiche straniere al suo interno vi erano insetti e un odore sgradevole, probabilmente a causa di infiltrazioni d’acqua“.
Successivamente è stato anche appurato dalle Autorità di controllo che il problema non parte dal luogo di origine, ossia dal Canada, dove la merce era stata consegnata al trasporto in buone condizioni. Il grano era in cattive condizioni non perché contenente glifosato, ma a causa delle cattive condizioni di stoccaggio sulla nave, che ne avevano determinato un deterioramento e un ammuffimento nel corso del suo trasporto via mare.
Ma al di là di questo, la vicenda dimostra, senza alcuna ombra di dubbio, che il CETA non ha abrogato le normative di verifica e controllo fitosanitario in vigore in Italia ed in Europa, tanto è vero che questo carico di grano proveniente dal Canada è stato bloccato.
Ben vengano quindi i controlli all’entrata delle merci. Ma non si affermi, strumentalmente, che questo accordo di libero scambio limita tali controlli o favorisce l’entrata in Italia di merci o prodotti di cattiva qualità.
Ribadiamo quanto già affermato in più occasioni. Nessun prodotto può essere introdotto nel mercato europeo, e di conseguenza in quello italiano, senza la garanzia del rispetto dei requisiti sanitari e fitosanitari sanciti dalle normative europee e nazionali.
Il CETA, infatti, non modifica in alcun modo le norme e i regolamenti in vigore nell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare, sicurezza dei prodotti, protezione dei consumatori, salute, ambiente, protezione sociale e lavoro, e tutte le importazioni dal Canada dovranno soddisfare le normative UE in materia di prodotti – senza eccezioni.
Va evidenziato, inoltre che, gli italiani sono primi al mondo per produzione, export e consumi di pasta, tuttavia la produzione di grano duro copre solo il 70% del fabbisogno dell’industria nazionale, di qui la necessità di importare dall’estero dal 30 al 40% di materia prima. La quale, naturalmente, deve essere di ottima qualità.