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Rigenerazione urbana: serve una legge più ampia e complessiva

Il provvedimento, approvato in Senato e prossimo alla discussione alla Camera, rischia di frenare i processi di rigenerazione urbana anziché favorirli.

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Il disegno di legge di conversione del decreto-legge semplificazioni ha superato l’esame del Senato. Il provvedimento, che legifera anche sul tema della rigenerazione urbana, martedì approderà nell’aula della Camera per la discussione generale e dovrà essere approvato in via definitiva entro il 14 settembre.

Per FimaaFederazione italiana mediatori agenti d’affari, (la più numerosa associazione di categoria degli agenti immobiliari in Italia, con oltre 12mila imprese associate per più di 40mila operatori), aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia –, il provvedimento così come è stato emendato e licenziato dal Senato rischia di frenare i processi di rigenerazione urbana dei centri storici anziché favorirli.

Le città – commenta il presidente nazionale Fimaa Santino Tavernasono motori di sviluppo e dobbiamo saper cogliere la sfida del cambiamento, a partire dai processi di rigenerazione urbana che sono oggi una necessità ed una opportunità. Le demolizioni e ricostruzioni non sono più indiscutibili e devono riguardare tutti quegli edifici privi di valore storico, artistico e architettonico, al di là della loro ubicazione. Il decreto semplificazioni scade il 14 settembre. Pertanto, non ci sarebbe tempo per una terza lettura. Verrà approvato dalla Camera così come è stato licenziato dal Senato. Per quanto ci riguarda, occorrerà sicuramente intervenire con dei correttivi, a partire dal varo di uno specifico ‘Programma per le città e le economie urbane’ in condivisione e con il contributo anche delle categorie della filiera immobiliare. Ma soprattutto occorre una legge più ampia e complessiva sulla rigenerazione urbana che rimane uno degli obiettivi fondamentali per lo sviluppo dei centri storici e il contrasto alla loro desertificazione. Oggi più che mai causata dalla crisi del commercio al dettaglio, che si è acuita con l’emergenza sanitaria da Covid-19. I centri storici svuotati dalle vetrine dei negozi rendono le città meno sicure e, alla lunga, determinano un calo dei valori immobiliari. Fare rigenerazione urbana significa mettere in moto investimenti, crescita e concorrere al rafforzamento di una maggiore produttività del sistema Paese. Per far ciò occorre un approccio integrato che tenga insieme gli interventi edilizi e urbanistici. Inoltre, occorre superare la percentuale minima del 6% del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) indicata dalla Commissione arrivando almeno al 10%, così come proposto dal Parlamento europeo. Sempre nell’ottica di bloccare la desertificazione dei centri storici, occorre applicare il regime di ‘cedolare secca’ a favore dei proprietari degli immobili che abbiano ridotto i canoni in corso di almeno il 20% (a causa del Covid-19) o che abbiano sottoscritto nuovi contratti di locazione a canoni inferiori di almeno il 20% rispetto a quelli indicati dall’Osservatorio del mercato immobiliare (Omi – Agenzia delle Entrate). A queste agevolazioni andrebbero affiancate anche quelle relative alla tassazione locale. Occorre anche finalizzare ed utilizzare le risorse del Recovery Fund a favore delle infrastrutture, (con particolare attenzione alle realtà turistiche), e dei processi di rigenerazione urbana”.

Comunicato stampa ricevuto da FimaaFederazione italiana mediatori agenti d’affari

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