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mercoledì, Novembre 20, 2024
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Rinnovare una strategia per l’internazionalizzazione delle imprese

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Concepire e ritrovare una strategia per l’internazionalizzazione delle imprese e l’export per la nostra Penisola è un’urgenza condivisa sia dalle imprese che dalle istituzioni. In tale ottica, si stanno svolgendo dei tavoli settoriali, presso il ministero degli Esteri, con la partecipazione di oltre 150 associazioni di categoria e rappresentanze imprenditoriali in tutta Italia, attraverso collegamenti che avvengono su piattaforme digitali e online.   L’obiettivo sembrerebbe quello di integrare nella strategia del Governo, la promozione dell’export e la valorizzazione dell’internazionalizzazione del Sistema Paese per le nuove esigenze delle imprese, emerse  a seguito della crisi economica generata dall’emergenza covid19, nella cornice del “Patto per l’export” lanciato dal Ministro Di Maio. 

La risposta delle principali categorie produttive coinvolte sinora, tra cui il mondo della moda, della meccanica, dell’arredo casa e di altre importanti realtà che esportano una quota rilevantissima della loro produzione, è stata molto elevata sia in termini di partecipazione in questa prima settimana sia come contributo di idee, a conferma dell’importanza che il mondo imprenditoriale annette al dialogo con il Governo. Per raggiungere il nostro obiettivo di rilancio dell’internazionalizzazione del Sistema Paese nella fase post-Covid, mettendo a frutto le risorse destinate dai Decreti Cura Italia e Liquidità che si sono aggiunte agli stanziamenti annuali del Piano Straordinario per il Made in Italy, sarà necessario uno sforzo corale di tutti gli attori: Ambasciate e rete consolare, gruppo CDP con SACE e SIMEST, rete degli Uffici ICE e degli Istituti di Cultura, nonché il mondo delle Camere di Commercio italiane all’estero”, ha dichiarato il Sottosegretario Manlio Di Stefano.

L’idea di coinvolgere ambasciate e consolati anche per la promozione dell’internazionalizzazione e per la conoscenza delle opportunità dei focus paesi in cui si intende investire è davvero importante e va sicuramente sostenuta. Tuttavia, senza una nuova organizzazione più snella, digitalizzata, con una vera responsabilità nei ruoli da parte di tutti gli attori in campo ed un collegamento strettissimo tra la singola impresa e le strutture, tale sinergia potrebbe essere inutile, dannosa e generatrice soltanto di ulteriore burocrazia. Senza dimenticare che i finanziamenti previsti per tali strutture se non sono collegati all’analisi periodica dei risultati raggiunti e dei fatturati realizzati dalle imprese italiane sono uno sperpero di denaro pubblico.  Inoltre, spesso le camere di commercio all’estero appaiono agli imprenditori come carrozzoni amministrativi, enti inutili e anacronistici, con consigli di amministrazione espressione di gruppi di potere locale e logiche da vecchia politica.

Un settore completamente da riformare e che deve produrre risultati con bilanci precisi e valutazioni programmate dei risultati raggiunti, evitando assolutamente la duplicazione di ruoli e funzioni, tra strutture pubbliche e privatistiche. In questo modo si può rivitalizzare il commercio e gli investimenti esteri, favorire l’internazionalizzazione delle imprese e ridare credito alle nostre istituzioni all’estero, favorendo maggiormente anche l’autorevole e importante lavoro di ambasciate e consolati. Inoltre, risulta importante evidenziare che la spinta economica e geopolitica governativa, dovrebbe guardare non solo ad oriente, ma anche e sopratutto ad occidente e al continente africano, che risulterebbe negli scenari economici futuri, l’area con il più alto tasso di crescita, soprattutto, nei prossimi 20 anni.

Quel poco di ripresa che l’Italia ha registrato negli ultimi anni lo si deve agli straordinari risultati dell’export: 6,4 punti di crescita di Pil dal 2010 al 2017. Tali imprese rappresentano la misura del coraggio e della capacità delle imprese italiane di competere sui mercati internazionali. Manteniamo alta l’attenzione su questo motore di crescita, che anche nei prossimi anni potrà ritornare a darci soddisfazioni, eliminando la burocrazia, digitalizzando il settore e creando realmente una sinergia tra le strutture istituzionali e le imprese economiche della nostra Penisola, in Italia e all’estero.  

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