In questi giorni in cui si sono svolti a Villa Panphilj a Roma gli Stati Generali del Governo, tante sono state le proposte portate dagli esponenti delle varie categorie sindacali. Di particolare attenzione è la proposta fatta anche in data 8 giugno alla ministra Bonetti “Piano nazionale per l’occupazione femminile” idee ed iniziative da dover mettere in campo per rivalutare il ruolo strategico delle donne avuto nel periodo della Pandemia e post Covid.
Interessante potrebbe essere un’affermazione del presidente Conte che durante i giorni a Villa Panphilj ha sostenuto di voler erogare un voucher del valore di 35.000 euro per un gruppo ristretto di donne che vogliono intraprendere la carriera di manager.
Bene potrebbe essere uno spunto interessante se eliminiamo il vincolo del numero ristretto a sole 500 persone, eliminare i vincoli che creano il problema della disparità di genere nel percorso lavorativo della donna, la quale continuerà ad avere ruoli importanti e di responsabilità ma a ciò si deve ridisegnare la mappatura familiare delle responsabilità ed avere un occhio attento a tutelare la donna manager, single e mamma.
Essere una manager significa avere competenze ad ampio raggio, tale da poter fornire una consulenza ampia che permetta di migliorare le sorti delle aziende che vogliono crescere ed aumentare il loro business. Quindi questi voucher sarebbero spesi in ambito di formazione, per accrescere le competenze professionali.
Abbiamo notato in questo periodo di lockdown che la digitalizzazione è arrivata prepotentemente nelle nostre vite, ebbene la categoria più penalizzata è stata quella delle donne, dovendosi occupare della gestione familiare, sostituirsi alle insegnanti che non hanno per nulla recepito la DAD, uno dei più grandi disastri del lockdown, e infine dedicarsi al lavoro che è stato definito smart working ma altro non è stato che un semplice telelavoro.
E’ importante definire bene il concetto di smart working per le professioniste in genere, perché la postazione fissa va ancora per la maggiore, e per le donne nello specifico si è avuta maggiore difficoltà nel conciliare la vita lavorativa con il privato. Nel caso di commercialisti, tributaristi e cdl, importate iniziare a pensare alla pianificazione del lavoro per obiettivi adottando i nuovi schemi di leadership attuali fondati sulle competenze trasversali, e non più sul management e controllo tipico degli anni 50.
Sarebbe interessante attivare agevolazioni o voucher per le donne che vogliono o già hanno un lavoro come libere professioniste, che permettono l’acquisto di software non solo per l’avvio dell’attività, ma anche l’ammodernamento di strutture già esistenti, di poter svolgere corsi professionali abilitanti, di specializzarsi nella digitalizzazione. Di essere messe in un sistema a rete, tale da poter svolgere la professione ed inoltre non imporre sempre e solo il vincolo dell’Isee. Vincolo che per le donne non può essere valido, in quanto (come ben sappiamo) la donna elemento cardine di un sistema familiare nell’elaborazione dell’Isee dovrebbe includere anche gli elementi patrimoniali del coniuge.
Concludendo, riteniamo indispensabile valorizzare il sistema donna in quanto sono più produttive e l’aumento del loro impiego nel mondo del lavoro aiuta la crescita di un punto percentuale del pil del nostro paese.
Articolo a cura di Veronica Rauso, tributarista V.P. Confassociazioni Campania