Sono ben 14.000 le aziende che rischiano la chiusura a causa dell’emergenza coronavirus. Il numero è stato fornito da Italia Oggi, e delinea una situazione preoccupante che impone alle nostre istituzioni di alzare la guardia per combinare al meglio la prudenza con la necessità di ripartire.
Lo stesso quotidiano economico parla di 250 miliardi di euro a rischio in transazioni commerciali e aumenti in doppia cifra degli insoluti a causa del blocco delle attività produttive: si potrebbe raggiungere una crescita intorno al 20-30%.
Alla base delle chiusure aziendali vi sono proprio i pagamenti inevasi dilaganti, che rischiano di andare fuori controllo. Le compagnie assicurative hanno comunicato al Governo che, “senza il varo di adeguati meccanismi di stabilizzazione dei risultati economici e tecnici, cioè di un sostegno diretto dello Stato al settore, i crediti commerciali parzialmente non verranno più garantiti“.
La riduzione delle coperture dei crediti commerciali potrebbe causare un effetto a valanga di default dovuto a incassi non riscossi a fronte di spese sostenute, con la necessità di richiedere pagamenti anticipati per le forniture e una crisi di liquidità.
La conseguenza inevitabile di tutto questo – a catena – sarebbero nuovi fallimenti, la perdita di posti di lavoro, il crollo dei consumi e del Pil, e per lo Stato un calo delle entrate tributarie.
Per tutto questo ogni giorno di chiusura forzata in più, laddove si potrebbe operare attuando misure di sicurezza, è un giorno perso per evitare una recessione senza precedenti, ben più grave di quella vissuta dalla fine del 2008. Per questo Imprese del Sud, pur comprendendo la difficoltà di certe decisioni, chiede al Governo più coraggio.