Le restrizioni disposte finora in tutta Italia per la problematica e l’ l’emergenza legata alla pandemia da coronavirus dovranno essere estese ben oltre il 3 aprile. E se la curva epidemica non accennerà ad abbassarsi si renderà necessario un nuovo Dpcm, che pevederà una nuova stretta che contempli il blocco assoluto anche delle attività all’aperto.
Cosa accadrà alle imprese e ai liberi professionisti della nostra Penisola? Quale sarà il comportamento del fisco nei loro confronti?
L’Amministrazione finanziaria avrà due anni di tempo in più per accertare le dichiarazioni e gli altri adempimenti dei contribuenti: i poteri di controllo e rettifica slitteranno al 31 dicembre 2022. Un allargamento temporale che si estenderebbe anche ai periodi pregressi e non ancora decaduti (ad esempio, l’intera annualità d’imposta 2015 o addirittura al 2014 in ipotesi di omessa dichiarazione). Questo, in sintesi, quanto prevede l’art. 64 della bozza di decreto legge Cura Italia, sulla Gazzetta Ufficiale, con cui il Governo cerca di fronteggiare l’emergenza economica legata all’epidemia da Coronavirus (si veda ItaliaOggi ). Ribadiamolo subito. Non basta. Bisogna chiedere l’abrogazione immediata per gli accertamenti dei contribuenti.
Sospensione del fisco, senza nessun limite di fatturato, per le attività delle filiere più colpite del comparto produttivo e dei servizi, a partire da quello turistico-alberghiero, della ristorazione e dei bar, del trasporti passeggeri,termale, della cultura (cinema, teatri), dell’istruzione, delle sale giochi e centri scommesse, dello sport, parchi divertimento, eventi (fiere e convegni). Stop anche alle ritenute d’acconto sulle fatture per i professionisti senza dipendenti almeno per tutto il 2020. Con l’emergenza Coronavirus per effetto del Dl “Cura Italia” viene ridisegnato il calendario del fisco degli adempimenti amministrativi per le attività libero professionali e per le partite Iva, fatta eccezione per chi utilizza la e-fattura. Difatti, per loro resta fermo l’obbligo in materia di fatturazione elettronica e corrispettivi telematici, in quanto il documento avrebbe valenza di rappresentanza dell’accordo commerciale tra le parti.
Inoltre, la scadenza dell’Iva 2020, originariamente prevista per il 30 aprile, è stata posticipata al 30 giugno. Anche tale azione appare non incisiva per le nostre imprese.
Tutto ciò non basta. Il nostro paese necessita di una rivoluzione liberista e anti-statalista e ciò che fino ad oggi si è sempre rimandato per motivazioni elettorali e di carattere assistenziale ora è divenuto necessario a causa della diffusione della pandemia. Più la pandemia e il conseguente blocco sociale si allungano, più il fisco deve stare alla larga da chi produce. Per la sopravvivenza delle imprese e dei consumatori.