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Strumenti innovativi e finanza per l’internazionalizzazione

Tempi duri per le imprese nella fase post-coronavirus ma anche enormi opportunità (tra strumenti innovativi e finanza agevolata), alle quali guardare con estrema attenzione

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Tempi duri per le imprese nella fase post-coronavirus ma anche enormi opportunità (tra strumenti innovativi e finanza agevolata), alle quali guardare con estrema attenzione. L’internazionalizzazione, sopratutto nell’ambito del Mediterraneo allargato, resta una metodologia di accesso ai nuovi mercati che non può essere più sottovalutata così come le imprese italiane non possono più volgere il loro sguardo solo al mercato locale e interno. Il rischio è il fallimento.

Risulta essenziale dedicare il tempo di una parte del proprio team aziendale, o affidarsi ad esperti esterni, nell’approfondimento, con continuità, delle novità introdotte con il Decreto Rilanciosupporto dei processi di Internazionalizzazione, messe in campo a livello nazionale e regionale. Il contesto attuale, dalla crisi globale causata dall’emergenza virus alle guerre commerciali, fino all’innovazione digitale e all’ingresso di nuovi processi nelle catene globali del valore, pone le imprese del Made in Italy davanti a sfide sempre nuove.

Le opportunità di formazione sono tante, così come alta resta l’attenzione delle strutture nazionali per il commercio estero alla valutazione rischio di credito nelle operazioni di export , alla finanza agevolata, e all’affidabilità dei partner esteri attraverso gli strumenti SACE: misure straordinarie per l’Internazionalizzazione, quali il fondo perduto o l’assenza di obbligo di garanzie, legate ai Finanziamenti agevolati SIMEST. Settori dove anche le Regioni stanno puntando. Il digital meeting  promosso dalla Regione Lazio in collaborazione con il Polo SACE SIMEST, nell’ambito del programma formativo di Education to Export vuole porre attenzione alle dinamiche dell’innovazione, dell’export, della finanzia agevolata e del digitale in questa fase molto particolare per le piccole e medie imprese italiane.

Le esportazioni italiane hanno registrato un trend crescente negli ultimi anni, raggiungendo i 476 miliardi nel 2019, ovvero +2,3% rispetto all’anno precedente, e i principali mercati di destinazione rimangono la Germania (58 miliardi), Francia (49 miliardi) e Stati Uniti (46 miliardi). Nonostante il trend positivo, il peso delle esportazioni attivato dai canali digitali come l’eCommerce o l’Electronic Data Interchange resta ancora relativamente basso. Tutto ciò riguarda sia gli scambi che avvengono fra le aziende (B2B) che per quelli che avvengono tra produttore e consumatore finale (B2C).

Gli incontri, come quello descritto dalla Regione Lazio, vogliono essere occasione per riflettere in materia di governo e gestione dei rischi aziendali, al fine di progettare sistemi di “business continuity” per affrontare con logica pro-attiva possibili situazioni di crisi future e garantire la redditività del business nel lungo termine. Siamo spesso erroneamente indotti a pensare che l’export sia alla portata soltanto di imprese di grande dimensione, soprattutto se tali investimenti sono rivolti a mercati extra-europei.

Secondo il rapporto Ice 2018-2019, in realtà, quasi il 60% delle imprese italiane che hanno scelto di esportare contano meno di 10 dipendenti. La percentuale supera l’80% se si considerano anche le imprese fino a 50 dipendenti. Le imprese esportatrici sono state in grado di reggere la competizione internazionale legata ai bassi costi di produzione di alcuni Paesi emergenti grazie a una notevole capacità di adattamento e spostando la propria strategia di export su altri fattori quali il brand, la qualità, la rete di distribuzione e i servizi post-vendita.

Ma esportare non è l’unica via per internazionalizzarsi. Talvolta si rende infatti necessario andare a produrre e investire all’estero per ragioni strutturali e strategiche che esulano dalla mera riduzione dei costi di produzione come ampliare le dimensioni d’impresa per poter competere con i grandi player, aggirare le barriere protezionistiche oppure usufruire delle materie prime dei Paesi esteri, risorse di cui l’Italia non dispone in abbondanza. Affidarsi a un partner specializzato e affidabile rappresenta, in questi casi, una scelta vantaggiosa e strategica.

Uno strumento dedicato soprattutto alle piccole e medie imprese che vogliono compiere i primi passi verso l’apertura ai mercati esteri è rappresentato dai finanziamenti agevolati per l’internazionalizzazione erogati da SACE SIMEST. Tra il 2018 e il 2019 sono più di 1.000 le aziende italiane che hanno scelto i finanziamenti SACE SIMEST per aprirsi alla concorrenza mondiale. Il ventaglio delle possibilità è ampio, con risorse mirate a soddisfare le più diverse esigenze imprenditoriali e a coprire differenti tipologie di spese relative a Paesi extra-UE.

Ricordiamo che nel primo semestre dell’anno 2020 la società che con SACE costituisce il Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo CDP ha contrattualizzato 440 operazioni di finanza agevolata in favore di circa 340 imprese. Sono stati stanziati circa 140 milioni di euro, con un incremento del 15% rispetto al primo semestre 2019. Nello stesso periodo, le operazioni deliberate sono state 500 per 160 milioni di euro. 

A contribuire alla crescita, l’avvio dell’operatività nei mesi di maggio e giugno di alcune delle novità introdotte dal Decreto Rilancio, che hanno fortemente rafforzato la convenienza dello strumento che SIMEST gestisce per conto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: l’esenzione fino a fine anno dalla prestazione di garanzie e la possibilità di accedere, grazie ai meccanismi della finanza agevolata, ad una quota a fondo perduto fino al 40% dell’importo totale.

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