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TEM: le anomalie dei voucher 2021 per l’export

Alcune limitazioni frenano l'efficacia del bando a sostegno delle PMI

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Esprimere una visione sul sistema export per l’Italia dei prossimi dieci anni deve diventare uno dei punti qualificanti di qualsiasi governo.  Dopo anni di attesa, sta per tornare il bando per i voucher Temporary Export Manager di Invitalia, il contributo per l’internazionalizzazione che copre i costi per la consulenza dei cosiddetti TEM.  

Il bando vale 32 milioni di euro e le domande saranno valutate in ordine cronologico. Sul sito di Invitalia è stato pubblicato il decreto ministeriale della Farnesina che detta i requisiti del bando con cui saranno erogati i voucher per l’anno 2021. I voucher TEM sono nati negli anni passati con l’obiettivo di favorire l’aumento del numero delle imprese italiane che esportano, permettendo loro di inserire temporaneamente in azienda un export manager. Nel muovere i primi passi sui mercati internazionali, infatti, per un’azienda di dimensioni ridotte è più semplice appoggiarsi ad un consulente esterno piuttosto che assumere in pianta stabile un export manager.  

Ma chi sono i TEM? 

I TEM (acronimo di Temporary Export Manager), sono dei consulenti aziendali con spiccata specializzazione nei processi legati all’internazionalizzazione (di solito con padronanza di una lingua straniera) e che, grazie anche alla loro esperienza sui mercati esteri, possono supportare, in particolare le PMI, nelle attività legate all’export ma anche all’import. Ad oggi, questa professione, a differenza di altre, non ha alcuna necessità di essere codificata né dalla legislazione nazionale né da quella Europea. 

Un TEM potrebbe essere ad esempio un commercialista che ha maturato esperienze nel settore del commercio internazionale o che ha frequentato corsi di formazione continua in diritto commerciale internazionale. Oppure un avvocato specializzato in diritto internazionale con esperienze maturare nella contrattazione europea o nei trattati di libero scambio. Un TEM potrebbe anche essere un imprenditore autonomo che ha nel suo CV,  esperienze maturate in attività di Import-Export e che ha gestito procedure doganali per paesi emergenti. Oppure un lavoratore autonomo con esperienze lavorative nel settore Import-Export che ha frequentato corsi di marketing digitale gratuiti e quindi senza necessità di accreditamento. 

In buona sostanza un TEM è un lavoratore autonomo che pone la propria esperienza, dietro un compenso economico non regolamentato, al servizio delle PMI, in modalità temporanea, affinché le stesse, possano implementare e gestire correttamente progetti e procedure di internazionalizzazione per posizionarsi sui mercati esteri. 

Necaso dei voucher TEM 2021, il bando andrà a finanziare le spese sostenute da un’impresa per fruire della consulenza di un Temporary Export Manager con competenze digitali ed iscritto nell’apposito elenco (albo) del Ministero degli Esteri, previo accertamento di requisiti calati dall’alto e senza alcun confronto con gli ordini professionali ed imprenditoriali esistenti. La misura si rivolge alle micro e piccole imprese manifatturiere con sede legale in Italia, anche costituite in forma di rete.  

Gli analisti economici e gli export manager raccolti attorno al Think Tank Imprese del Sud evidenziano il successo di alcune delle proposte avanzate richiamando l’attenzione anche sulle mancanze e sullo snellimento delle procedure da intraprendere. Plaudiamo allo sblocco dei voucher per le Imprese ma assistiamo all’ennesimo tentativo, da parte della politica e della burocrazia di penalizzare i tanti consulenti aziendali che si vedono esclusi dall’Istituzione dell’Albo per l’illegittimità dello stesso e dei requisiti di adesione previsti.  

Come evidenziato, la figura del TEM non è codificata né dallordinamento nazionale  da quello europeo e lo sviluppo di un Albo, in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, dovrebbe far riflettere ulteriormente sull’importanza di agevolare il lavoro delle imprese e dei liberi professionisti, in un libero mercato, anziché creare ulteriori sbarramenti in entrata nel mondo del lavoro.  

Va ricordato che per ordine professionale si intende una istituzione di autogoverno di una libera professione e giammai calato dall’alto. I soggetti che ne fanno parte devono generalmente essere iscritti in un apposito albo, detto albo professionale, che esercita il controllo e la sorveglianza sugli iscritti, erogando anche sanzioni disciplinari, ove previsto. In Italia sono enti pubblici non economici autonomi, che per legge soggiacciono alla vigilanza del Ministero della Giustizia e non del Ministero degli Esteri. 

In generale, quindi, il compito fondamentale di queste misure di sostegno all’export dovrebbe essere quello di definire una allocazione di risorse adeguate e mirate alla crescita delle Pmi e non quello di creare sbarramenti in entrata in un settore, come quello della consulenza aziendale, di per sé eterogeneo e già normato per alcune professioni. 

Un’altra anomalia riscontrata dai nostri analisti è l’esclusione dall’ALBO dei professionisti non residenti in Italia. Non solo questa previsione è uno schiaffo a tutti gli italiani residenti all’estero che, grazie proprio alla loro esperienza internazionale, potrebbero supportare ancora meglio l’azione delle PMI nei processi d’internazionalizzazione, ma la previsione è in contrasto con il trattato europeo. Va infatti ricordato che la libera circolazione dei lavoratori è un principio fondamentale dell’UE, sancito dall’articolo 45 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e ulteriormente precisato dal diritto derivato e dalla giurisprudenza della Corte di giustizia europea. 

Per il think tank Imprese del Sud, è quindi prioritario eliminare le distorsioni sul mercato dei servizi Export Management che limitano la libera scelta dei professionisti e porre fine alla pratica che obbliga le aziende che vogliono beneficiare di incentivi export a passare attraverso apparati e società accreditate in Albi, la cui valenza giuridica non solo è dubbia ma che può rappresentare un tentativo di bypassare  le disposizioni sul riconoscimento delle qualifiche professionali previsto dalla direttiva 2005/36/CE che consente la libera circolazione di professionisti. 

Qualificare l’attività di Export Manager per poter dare certezze e garanzie di qualità al mercato e aumentare il riconoscimento professionale dei singoli professionisti è una prerogativa per gli analisti e i consulenti del Think Tank Imprese del Sud, ma questi processi devono avvenire senza generare ulteriori sbarramenti burocratici e rispettando i principi di libertà professionale e lavorativa sanciti dalla Costituzione Italiana e dal Trattato Europeo. 

Se proprio il Ministero degli Esteri intenda agevolare la professionalità dei TEM e l’incontro tra la domanda e l’offerta, crediamo debba limitarsi a valutare e premiare i progetti d’internazionalizzazione presentati dalle Imprese e se proprio necessario sostenere con ulteriori incentivi, la formazione dei tanti consulenti aziendali e lavoratori autonomi, lasciando alla libera negoziazione con le Imprese, la scelta dei TEM. 

Per i motivi esposti, auspichiamo che il Ministro Di Maio, da poco rinnovato nel suo incarico al Ministero degli Esteri, possa intervenire per sospendere l’attivazione dell’Albo nazionale dei TEM e che Invitalia proceda all’assegnazione dei Voucher alle imprese che presenteranno domanda, senza obbligarle a spendere lo stesso presso determinati consulenti, lasciando alle impese beneficiare la libertà di scegliersi il consulente desiderato e più consono alle proprie esigenze. 

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