Si è tenuto alla fine di settembre a Pittsburgh, in Pennsylvania, l’incontro inaugurale del Trade and Technology Council (TTC), un forum che unisce Stati Uniti e Unione Europea (UE) nell’obiettivo dichiarato di instaurare una solida collaborazione per lo sviluppo delle nuove tecnologie. Ma ancora più importante è l’obiettivo non dichiarato, che si legge tra le righe del resoconto finale: contrastare il dominio della Cina sul fronte tecnologico.
All’incontro sono intervenuti, per la parte americana, il segretario di Stato Antony Blinken, la rappresentante per il commercio Katherine Tai e il segretario al commercio Gina Raimondo, mentre per la parte europea hanno raggiunto Pittsburgh i vicepresidenti esecutivi dell’UE Margrethe Vestager e Valdis Dombrovskis.
L’intelligenza artificiale, la crisi dei chip, la privacy digitale e la protezione dei diritti umani sono stati i temi al centro del primo vertice.
Un primo impegno comune assunto da USA e UE è stato quello di sviluppare e implementare sistemi di IA innovativi e affidabili, ma al contempo rispettosi dei diritti umani universali e dei valori democratici condivisi, vista la consapevolezza di come le tecnologie possano minacciare le libertà fondamentali se non vengono utilizzate in maniera responsabile.
Particolare attenzione è stata quindi rivolta alla carenza globale dei microchip che sta mettendo in grossa difficoltà, in particolare, l’automotive, un settore chiave per il rilancio economico dopo la crisi economica. Le previsioni parlano di un “buco” di produzione globale da oltre sette milioni di automobili e un minor fatturato per l’industria globale di 210 miliardi di dollari.
In un quadro così delicato e preoccupante USA e UE si impegnano a costruire una partnership che miri al riequilibrio delle catene di approvvigionamento globali di semiconduttori “al fine di migliorare la sicurezza della supply chain e la capacità di progettare e produrre semiconduttori, in particolare quelli con capacità all’avanguardia”.
Le due potenze globali hanno poi condiviso – citando testualmente il documento finale – “un forte desiderio di guidare una trasformazione digitale che stimoli il commercio e gli investimenti, avvantaggi i lavoratori, protegga l’ambiente e il clima, rafforzando la nostra leadership tecnologica e industriale e stabilendo standard elevati a livello globale. Vogliamo stimolare l’innovazione e proteggere e promuove tecnologie emergenti”. E ancora: “Intendiamo cooperare per arginare efficacemente l’uso improprio della tecnologia, proteggere le nostre società dalla manipolazione e dall’interferenza delle informazioni, promuovere una connettività digitale internazionale sicura e sostenibile e supportare i difensori dei diritti umani”.
E infine il capitolo riguardante la Cina: Paese che mai viene citato, ma al quale si fa sempre riferimento parlando di “economie non di mercato“. Di fronte a queste USA e UE si dichiarano pronte a proteggere imprese, lavoratori e consumatori da ogni pratica di commercio sleale. La “guerra fredda” tecnologica e commerciale è aperta.